XII Domenica T.O. – Anno B

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,57-66.80

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Parola del Signore

 

Generare figli, una questione non superficiale

Normalmente chi decide di formare una famiglia ha in animo anche il desiderio di generare nuova vita, ma non basta il desiderio, ci vogliono le giuste condizioni e, a volte, neanche tutto ciò è garanzia di avere un figlio.

Per gli antichi Ebrei, visto che generare figli era considerato fondamentale per la continuità, proprietà e l’unità della famiglia; le donne che non ne avevano era come se non avessero la benevolenza di Dio e una coppia che non generava figli sentiva tutto il peso di questa “non benedizione” (così si esprime Elisabetta dopo aver partorito: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini»).

Oggi, chi si professa cristiano (e non è rimasto all’antica concezione ebraica!), sa bene che un figlio è un dono di Dio, ma che prescinde dal suo amore: avere o no dei figli è comunque originato dalla stessa volontà d’amore di Dio che conosce bene i nostri cuori e sa cosa è meglio per ciascuno. La non generazione fisica non viene (o non dovrebbe essere) vissuta come una punizione divina, anche se ciò genera certamente domande e una certa “tristezza”!

Un figlio: un dono

Elisabetta,in età molto avanzata, resta incinta! Ovvio pensare a un grande dono di Dio, anche vista l’età! Tutti si rallegrano e fanno festa, è tutta la tribù, la comunità tutta a far festa, com’è giusto che sia! Un figlio non è un dono solo per i genitori, ma per tutta la Comunità e, non sembri esagerato dire anche, per il mondo intero (basterebbe fare l’esempio di una persona che nel bene o nel male, abbia lasciato un segno nella storia dell’umanità, tipo San Francesco o Hitler!!) e ciò è vero comunque e per ogni nuovo nato!

Come lo chiamerete??

Una delle prime domande che si fanno quando si apprende la notizia che una donna porta in sé una nuova vita: “Come lo\a chiamerete??”. E via con i suggerimenti…

Ma la questione del nome, almeno per gli Ebrei di un tempo, non era affatto secondaria: il nome doveva essere quello di un parente, di un famigliare (stretto o importante nella storia della famiglia/tribù)! Tanto che i parenti hanno le idee chiare: dargli il nome di suo padre.

Ma qui c’era di mezzo Dio, in modo tutto particolare!

Quindi la faccenda diventa ancora più importante!! Infatti Zaccaria era diventato muto poiché si era permesso di non credere all’angelo Gabriele mandato da Dio per annunciargli che avrebbe avuto un figlio alla sua avanzata età!! E ancheil nome da dare al bimbo gli anche indicato: Giovanni = “Dio ha avuto misericordia” o anche “dono del Signore“. Zaccaria riacquisterà la parola solo quando confermerà la volontà di Dio: dare a suo figlio il nome indicatogli dall’angelo di Dio.

Questione di identità profonda

Sì, nel nome scelto da Dio per Giovanni (che diventerà il Precursore di Gesù, l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento e il primo del Nuovo Testamento) c’è tutto il significato e la missione di ciascuno di noi!! Dio chiama ognuno di noi per nome (e non una sola volta!) e aspetta da ognuno una risposta (o meglio una serie di risposte!) personale, uguale a quella di nessun altro!!

Dio è creativo e, se ci crea uno diverso dall’altro ci sarà pure un motivo!!

Ogni figlio è dono di Dio, ogni figlio ha la missione di ascoltare Dio, di annunciare Cristo, il Salvatore, al mondo intero, di diventare colui che pur non essendo “degno di sciogliergli neanche i sandali” è chiamato ad accogliere Gesù e a proclamarlo al mondo intero: Giovanni Battista dovrebbe essere il modello di profeta che ciascuno di noi dovrebbe diventare!

(Pierluigi Patregnani, Lettore)

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