- Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che «significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. E’ un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. E’ liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza».[17]Noi cristiani, inoltre, siamo chiamati ad «accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. E’ nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta».[18]
San Francesco d’Assisi
- Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. E’ il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore.
La cura del creato è un argomento di grande attualità. Sono passati cinque anni dalla pubblicazione della Laudato Si’ di papa Francesco, un documento che ha molto impressionato i leader mondiali e che ha avuto ripercussioni anche in campo politico, a livello internazionale, riaffermando che difendere l’ambiente non è sufficiente se contemporaneamente non si mette al centro la dignità dell’essere umano.
Al paragrafo 9 Papa Francesco ci ritorna , proprio nel richiamo di questa ormai universalità del sentire , le parole del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo ed il suo richiamo all’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali che e’ necessario affrontare non solo con i seppur giusti mezzi che tecnicamente abbiamo ora a disposizione, ma anche e..forse soprattutto con un cambiamento dentro di noi esseri umani, perché altrimenti rifaremmo solo una utile ed efficace “vernciatura” alla macchina ma ……. la macchina rimarrebbe sotto vecchia. Quando da ragazzi , ci siamo appassionati alla lettura della storia degli Indiani d’America (non quella dei film ma quella dei libri) siamo rimasti profondamente colpiti dal rispetto che la loro cultura aveva per la natura di cui si sentivano parte unica, e del rapporto giusto che ne traevano: gli Indiani cacciavano il bisonte (TATANKA) ma con grande rispetto ed utilizzavano il dono che la natura faceva loro in modo totale senza inutili sprechi, vestendosi con le pelli, mangiandone le carni e limitandone il prelievo solo a quanto loro serviva, anche i Bianchi conquistatori cacciavano il bisonte ma senza alcun rispetto , senza limitazioni, utilizzando solo una minima parte e sprecandone molta altra, provocandone quasi l’estinzione in pochi decenni, mentre gli Indiani lo cacciavano e ne traevano equilibrato sostentamento da secoli. Dov’era la differenza? Nei fucili rispetto alle frecce? No e’ ovvio la differenza stava dentro gli esseri umani,e’ da li che parte il rispetto del creato: la terra è dimora dell’uomo, in cui non è un intruso, ma l’unica presenza consapevole e perciò responsabile.
Al paragrafo 10 il Santo Padre vuole mettere all’inizio dell’Enciclica la figura di San Francesco d’Assisi, l’esempio per eccellenza di un’ecologia integrale, vissuta con gioia ed autenticità colui che manifestò un’attenzione totale verso la creazione ma anche verso i più poveri ed abbandonati, quasi che fossero due cose inscindibili, inseparabili: non puoi avere preoccupazione per la natura se non ti preoccupi per le ingiustizie sociali, e se non ti impegni nella societa’ se non hai pace interiore. Se penso a Francesco mi viene in mente una parola : Armonia
Il creato poggia su equilibrio ed armonia, se noi uomini rompiamo queste due forze facciamo male alla casa comune. Ho sempre pensato che non c’e’ condizione più bella dell’armonia, la possiamo vedere in modo semplice se vogliamo in ogni cosa che ci circonda, in un albero, in un insetto, in un ragno, in un panorama, tutto e’ profondamente armonico nella natura, come infatti la percepiva Francesco, ma l’armonia non e’ facile , richiede impegno, consapevolezza, regole , altrimenti diventa dissonanza che e’ molto più semplice e comoda: chiunque di noi avvicinandosi ad uno strumento musicale e provando a suonarlo ne ricava solo suoni insignificanti che nessuno vorrebbe ascoltare, ma se lo suona un maestro di musica che ha studiato tanti anni , lavorato ed imparato regole con impegno e disciplina , allora rimaniamo incantati dalla bellezza dei suoni che ne escono, perché dalle mani del maestro esce una cosa che si chiama: Armonia.
Riccardo Principi