
E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.
Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico. Pietro gli disse: “Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto”. E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità, nome che significa “Gazzella”, la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.
E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: “Vieni subito da noi!”.
E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.
Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: “Tabità, alzati!”. Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.
Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore. Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
COMMENTO
Lasciato Paolo a Tarso, Luca alla fine del Cap. 9, ci fa vedere Pietro in movimento che esce da Gerusalemme e si dirige verso le città della costa, quelle città dove erano sorte delle comunità di seguaci di Gesù, come quelle fondate da Filippo e confermate da Pietro e Giovanni, vedi atti 8,25.
Pietro compie una vera e propria visita pastorale. E’ molto bello e importante quello che fa Pietro. L’annuncio del Vangelo ha avuto il suo effetto, ci sono tanti discepoli, sono sorte tante piccole Comunità, adesso bisogna averne cura. Non si lascia il gregge abbandonato. Pietro rappresenta la cura della Chiesa per i suoi figli. Cura dalla quale scaturiscono due piccoli quadri che ci descrivono Pietro come operatore di Miracoli, e ci danno uno spaccato di queste comunità. Questi due episodi ci ricordano altri due episodi simili i cui protagonisti sono i profeti Elia ed Eliseo. (1Re 17,17-24-2Re 4,19-37).
Luca vuole portarci a pensare che Pietro non è inferiore ai grandi Profeti taumaturghi menzionati nella Bibbia, ma non solo. Di fatto prolunga nel tempo della Chiesa l’azione salvifica di Dio che Gesù ha reso presente con la sua attività in Galilea.
I due miracoli infatti ci ricordano i miracoli fatti da Gesù guarendo il paralitico, che troviamo in Lc 5,17-26, in Mc 2,1-12 e Mt 9,1-8 , resuscitando la figlia di Giairo.
In pratica Pietro si reca nelle comunità, sorte fuori da Gerusalemme, per confermare nella fede i discepoli di Gesù manifestando attraverso alcuni miracoli che il dono della vita di Gesù sulla croce, sta dando i suoi frutti di speranza e conversione: è infatti attraverso la Croce e la Risurrezione di Gesù che scaturisce la salvezza.
Ma veniamo ai fatti.
Pietro arriva a Lidda e incontra un uomo di nome Enea, il cui nome greco ci rivela essere un ellenista, che giace da otto anni su una barella perché paralitico. Pietro che è discepolo vero di Gesù non agisce a proprio nome, infatti dice “Enea, Gesù Cristo ti guarisce, alzati e rifatti il letto”.
Pietro agisce in nome di Gesù. Questo fatto ci ricorda alche la guarigione della suocera di Pietro, guarita da Gesù dalla febbre (fantasiosa riflessione di Fausti) e anche il primo miracolo compiuto sempre in nome di Gesù da Pietro sulla porta detta Bella del Tempio.
Con questo fatto scopriamo un modo atipico di vivere la fede; un modo, immobile, statico, pigro che non Testimonia la dinamicità della vera fede. E’ l’immobilità di chi facendo il minimo sindacale pensa di appartenere alla comunità, ma in realtà non ne partecipa. Ovviamente non per la malattia in se.
Gesù attraverso Pietro lo scuote: alzati, gli dice, e rifatti il letto. Mettiti in piedi e sii attivo. Anche la suocera di Pietro era bloccata a letto per la febbre, viene guarita da Gesù e lei si alza dal letto e si mette a servire. Gesù non ci vuole a poltrire, ci vuole dinamici, con il cuore pieno di Amore pronti ad accorrere la dove c’è bisogno di carità di fraternità.
Cosa diversa è l’episodio di Giaffa, dove c’è questa donna vedova , Tabità, una discepola, la chiama luca, sostantivo coniugato al femminile in tutto in N.T. solo questa volta. Se leggiamo i vangeli e gli atti concentrandoci sull’apporto femminile, ci accorgiamo che il loro ruolo è fondamentale. Innanzitutto c’è il “SI” di Maria, una ragazza semplice, molto giovane, un “SI” fondamentale, per la manifestazione di Dio all’umanità.
Poi ci sono le donne che seguono Gesù e lo servono, senza brontolii e richieste strane, come fanno gli Apostoli. Sono le sole presenti insieme a Maria durante la Crocefissione. Non scappano come gli apostoli. A parte Giovanni. Sono le prime a vederlo Risorto e ad annunciarlo senza essere credute. Poi vedremo negli Atti, quanto la presenza femminile sia importante, vi sono anche donne a capo di Comunità. Il fatto che Luca la presenta come discepola vuol dire che era una donna molto attiva nella Comunità di Giaffa. Luca ci dice che Pietro viene accolto dalle vedove in pianto, che gli mostrano quanto bene faceva questa donna.
Sicuramente con il suo mestiere di sarta sosteneva i poveri, specialmente appunto le vedove che non avendo più il marito a provvedere al sostentamento della famiglia erano in condizioni disagiate. Le vedove che sono radunate per i riti e le lamentazioni funebri ci richiamano anche a funzioni proprie del mondo giudaico, ma il pianto appare sincero, perché eseguito da persone che hanno beneficiato delle buone opere di Tabità.
Tabità faceva mantelli e tuniche, era un mestiere molto importante e difficile. Dalla Bibbia sappiamo quanto era importante il mantello, e anche la tunica, specialmente per i poveri.
Mi viene in mente la tunica che Maria aveva confezionato per Gesù, non aveva cuciture, era tutta d’un pezzo. Dopo che Gesù è stato crocefisso i soldati non l’hanno strappata ma se la sono giocata a dati, doveva essere molto preziosa.
Pietro come Gesù nell’episodio della Figlia di Giairo, fa uscire tutti e si inginocchia a pregare. Questo fatto ci fa comprendere che la forza operante il miracolo proviene esclusivamente da Dio che opera attraverso Gesù crocefisso e risorto. Pietro non cerca la gloria personale, non cerca lo stupore, ma vuole manifestare unicamente la potenza e l’amore di Dio.
Una donna è morta, la comunità è in crisi perché ora le vedove non hanno più colei che le aiutava. Pietro come Gesù è attento ai poveri e in particolare alle vedove. Tabità rappresentava la Carità in quella comunità. E la Carità non può morire. Pietro le dice “alzati” e la prende per mano e la presenta viva ai fedeli. La Carità deve rimanere viva nella Comunità altrimenti i poveri sono abbandonati a se stessi.
Questi due miracoli operati da Gesù per mezzo di Pietro causarono molte conversioni. Tutti i miracoli sono in realtà segni del Crocifisso glorificato e vogliono portare alla fede in lui come Signore. Questi due miracoli di Pietro che visita le comunità cristiane, accostati l’uno all’altro è come se presentassero ai nostri occhi un modello negativo di vita cristiana da curare: l’uomo che sta a letto da otto anni, e uno positivo da “risuscitare” e imitare. La donna ricca di buone opere.
Un ultima nota non secondaria ma è una pennellata stupenda di luca, il finale del capitolo 9 ci dice che PIETRO rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone, conciatore di pelli. L’Apostolo, il capo carismatico della Chiesa, sceglie di andare ad abitare nel posto più infamante di Giaffa.
Simone è un conciatore di pelli, è a contatto continuamente con animali morti e con il sangue, oltre al fetore che emana questo tipo di lavoro, quindi cronicamente impuro e disprezzato per il suo mestiere, vive infatti fuori dalla città, sulla riva del mare. Luca ce lo presenta come il superamento del tabù di accettare ospitalità da uno che è disprezzato per il suo mestiere. Questo ci prepara all’incontro tanto atteso con Cornelio.
Questi ultimi fatti, sono un esempio di Chiesa in uscita. Tema citato continuamente da Papa Francesco. Uscita verso la diversità interna della comunità, dove convivono ebrei e greci, modi diversi e anche sbagliati di vivere la fede. Uscita verso nuove aree geografiche: Samaria, Gaza, Damasco, Lidda, Giaffa. Uscita verso categorie umane marginali: l’eretico, l’eunuco, il persecutore, nella consapevolezza che niente può essere di impedimento alla salvezza. Infatti la più importante delle “USCITE” è quella mentale.
Prossimamente vedremo la lotta interiore di Pietro. La capacità cioè di liberarsi di schemi che escludono. Bisogna andare invece incontro all’altro, ogni altro, nella sua quotidianità, ognuno con la propria vita più che con le parole, nella vita dell’altro, anche il più lontano.
Fiorello Ciaramicoli, diacono