Corso Biblico – ATTI DEGLI APOSTOLI 12, 18 – 24

Fattosi giorno, c’era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro? Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa.
Egli era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.
Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso. Il popolo acclamava: “Parola di un dio e non di un uomo!”.
Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò.
Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva.

COMMENTO

I FATTI

La fuga misteriosa di Pietro, sconvolge i soldati perché questo non gli porterà bene, saranno loro a pagare con la vita. Il potere, malvagio, non indaga per cercare la verità, cerca un capro espiatorio, qualcuno da incolpare. Poi Erode va a Cesarea, c’era una festa, dei giochi in onore di Cesare.
Luca ci dice che era infuriato con i cittadini di Tiro e di Sidone, perché forse non pagavano i viveri che Erode gli riforniva. 
Era un tempo di grande carestia; vi ricordate la profezia di Agabo? E le offerte della Chiesa di Antiochia ai fratelli di Gerusalemme? Ma i cittadini di Tiro e Sidone non volevano attirarsi l’ira di Erode, allora con una “bustarella” convinsero Blasto ciambellano del Re a parlare in loro favore e a chiedere la pace, ma la pace succube del potere è una pace effimera.
E’ Il giorno della grande festa, Erode appare tutto scintillante con un vestito ricamato d’argento e tiene un discorso di cui Luca non ci riferisce mezza parola.
Sta di fatto che il popolo, quando vede tutto quella potente maestosità, rimane abbagliato, avesse detto anche una serie di stupidaggini lo avrebbero comunque acclamato.
Al massimo dell’adulazione gli gridano “Parola di un Dio e non di un uomo”.
E’ l’apoteosi per un comune mortale fosse anche un Re. Considerato come un dio va a finire che ci crede sul serio anche lui e se ne compiace, meritandosi la punizione di Dio.
Ma la vita a volte è crudele proprio nel momento dell’apoteosi, quando sembra che tutto giri bene, e i superpoteri sembra che funzionino alla grande, basta un vermicello che si abbatte sulle nostre certezze e tutto si scioglie come neve al sole. 
Sotto quel manto regale i vermi stanno lavorando per condurre  il tiranno verso il baratro della morte. Questo fatto storico riportato da Luca lo ritroviamo in modo abbastanza concorde negli scritti dello storico Giuseppe Flavio; dice cosi : “Entrò nel teatro all’aurora vestito con un abito tutto in argento e in tessuto mirabile. Allora fu preso da un male all’intestino e morì tre giorni dopo”

REALIZZAZIONE DEL MAGNIFICAT

Sono trascorsi circa tre anni dalla liberazione di Pietro  alla morte di Erode, ma Luca ce li presenta in contemporanea, vuole aiutarci a discernere con questi due episodi quale linea dare alle nostre scelte. Pietro in carcere potrebbe essere da compiangere, mentre erode potrebbe essere invidiato per la sua posizione di prestigio e di ricchezza. 
Erode come tutti i suoi avi è vissuto tra agi,  ricchezza e potere , conquistati con una violenza inaudita, intento a compiacere i potenti e strisciare come un verme ai piedi dell’imperatore per ottenere il regno di Giudea. Mentre Pietro che è  capo di una comunità che diffonde l’amore, la fraternità e la misericordia di Dio, che vive umilmente, è condannato a morte. 
Sembra che la giustizia abbia chiuso gli occhi, ma non quella di Dio. 
Ma In realtà, ci dice Luca le cose vanno in senso contrario: E’ Pietro il vincente che si avvia alla vita, sciolto da ogni catena, mentre Erode si avvia a  un fallimento che lo rode come il verme che ha dentro. Si realizza qui il canto del Magnificat cantato da Maria, “  …..Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili…”
Pietro, Giacomo, Paolo e tutti noi non siamo chiamati ad appropriarci di un Regno ma a goderne dei suoi frutti, condividendoli con tutti affinché a nessuno ne manchi, e così che si ottiene la pace.
Questo vale anche per i regni degli uomini non c’è niente di tuo ma tutto è di tutti. 
La veste del cristiano non è ricamata d’argento sfavillante sopra un corpo che dice parole inutili, infatti Luca non le riporta, ma già roso dai vermi. 
La veste del cristiano è essere rivestiti di Cristo,   è il cuore pieno dell’amore trinitario di Dio che parla e agisce, ed esalta non l’uomo ma il Dio che c’è in lui. E’ la veste bianca del battesimo.
Chi pretende di possedere il Regno non si rende conto che il possesso porta all’egoismo e l’egoismo porta alla morte, e chi desidera la pace del compromesso e delle bustarelle conquista una pace effimera condizionata e succube del potente di turno e rischia di soccombere con lui. Non è vera pace. Dio ha mandato suo figlio che si è donato sulla Croce proprio perché non cadessimo in questo tranello.
Certo Erode, come tutti i potenti di questo mondo, con le loro azioni egoistiche causano immani sofferenze, la storia ce lo insegna, Giacomo è stato ucciso e Pietro è gettato in prigione.
Luca non ci dice perché è stato ucciso, mi piace pensare che  con quel suo carattere così esuberante, non sia stato molto prudente, e si sia messo in evidenza nel proclamare il vangelo, tanto da attirare  su di se le ire di Erode, che vede nella sua eliminazione   e poi in quella di Pietro l’occasione per ingraziarsi la maggioranza dei Giudei. Una scelta politica e religiosa per acquisire potere.
Ma Giacomo è un martire e come tutti i chiamati al martirio genera vita, perché i martiri non muoiono in eterno. Con il loro sangue Irrigano di speranza e di forza la Chiesa. Esempio di come si segue il maestro che ha dato la vita per ridare la vita a tutti.
Coloro che invece vivono di potere e prevaricano sui più deboli , devono fare i conti con Dio.
Vi ricordate Papa Giovanni Paolo II, quando in Sicilia gridò contro la Mafia? “…un giorno verrà il giudizio di Dio….” Quel grido fece tremare la valle dei Templi. Disse anche una parola importantissima “Convertitevi !” 
Erode è colui che ha combattuto contro Dio, come tanti suoi simili. Gamaliele il saggio fariseo, maestro di Paolo lo aveva annunciato: “….non vi accada di combattere contro Dio”
Ma Per tutti i violenti, per gli illusi che pretendono di condurre una vita all’insegna della prepotenza e dell’egoismo,  c’è la possibilità di convertirsi. Anche per Erode, se invece di uccidere Giacomo e incarcerare Pietro, li avesse ascoltati la storia sarebbe cambiata. 
Come la morte di Giuda e poi di Anania e Saffira, anche questa  di Erode è spesso intesa come punizione divina.
In realtà non è così :E’ la morte dell’empio che distrugge e disvela la sua empietà.
La storia ci insegna che l’uomo nel suo libero arbitrio continua a fare le sue scelte, Luca vuole dimostrarci che è importante fare la scelta giusta e scegliere la via dell’umiltà e dell’amore, perché alla fine è l’amore che resta,  anche se a volte bisogna  passare per la sofferenza. 
L’ odio e la violenza anche se sembrano vincitori, saranno sconfitti.Perché Gesù ha dato la vita per tutti.
Però l’esistenza terrena è affidata alla nostra responsabilità personale e comunitaria: siamo chiamati tutti a rispondere all’amore con l’amore. Non è certo Dio che fa crollare una casa che abbiamo costruito negligentemente sulla sabbia.  Anania e Saffira muoiono perché la menzogna uccide la verità e ogni relazione.
E’ un invito alla riflessione e al discernimento anche per noi, nel nostro piccolo o grande  mondo di incontri, relazioni e contatti quotidiani. Luca alla fine del brano, con una dei suoi sommari ci informa che la “Parola di Dio cresceva e si diffondeva”, non si può fermare l’azione di Dio.Poi ci indica  i nuovi protagonisti che insieme ai vecchi continueranno a lavorare nella vigna del Signore. Paolo, Barnaba e Marco, che avevano cominciato proprio bene, con un atto di carità verso i fratelli poveri di Gerusalemme.  Ma questa sarà la prossima storia.

PREGHIERA

Dammi, Signore, la capacità di discernere con lucidità quali sono i miei limiti e le mie fragilità, per non attribuirmi tutto ciò che è sempre e solo dono tuo. Aiutami a perdonare sempre e con generosità, come fai tu, senza mai volermi sostituire a te, fonte di ogni grazia. Dammi sapienza e forza per guardare gli altri con occhi pieni d’amore. Per vedere gli altri, al di là delle apparenze, come li vedi tu. Amen

Fiorello Ciaramicoli, diacono

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