Corso Biblico – ATTI DEGLI APOSTOLI (14,1-7)

Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti.
Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli.
Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi.
E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostoli.
Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli,
essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni, e là continuavano a predicare il vangelo.

PREMESSA

Questo piccolo brano è un pò un copia e incolla di ciò che è avvenuto ad Antiochia di Pisidia, dove paolo e Barnaba dopo essere riusciti a  fondare una piccola comunità, vengono cacciati da coloro che non hanno accettato il Messaggio del Vangelo. I due raggiungono infatti la città di Iconio, crocevia importante che distava circa 140 Km da Antiochia, politicamente apparteneva alla provincia romana della Galazia. La città di Iconio era situata su un altopiano a 1150 metri di altezza. Questo,  giusto per indicare il coraggio di Paolo e Barnaba che non si tirano indietro neanche di fronte ai grandi ostacoli naturali.  Anche a Iconio usano lo stesso sistema di Antiochia, entrano nella Sinagoga e, dice il brano, parlano in modo tale che un gran numero di Giudei e Greci divennero credenti.  Ma ecco subito le difficoltà e la persecuzione; coloro che non avevano accolto il messaggio tra i Giudei si coalizzarono con alcuni pagani per opporsi a Polo e Barnaba. In un primo momento i due non si curarono di questa opposizione , continuarono quindi la loro missione confortati dal Signore che per mezzo loro continuava a operare segni e prodigi. Ma le minacce cominciarono a diventare sempre più pericolose tanto da “costringere” Paolo e Barnaba alla fuga. Ho messo tra virgolette “costringere” perché come abbiamo visto in altri episodi, più che una fuga è un andare oltre affinché la parola si propaghi. Vedremo nel prossimo brano l’incontro con con la comunità di Listra, totalmente pagana. Useremo questo brano per riflettere su come Paolo e Barnaba si pongono davanti  all’uditorio cercando di capire perché molti accolgono il loro annuncio e altri lo respingono. 

PARLARONO IN MODO TALE CHE……

Come parlano Paolo e Barnaba per convincere così tante persone a seguirli? Parlano esattamente come il loro Maestro, “ed erano stupiti perché insegnava  loro con autorità, non come gli scribi” Mc 1,22.  Il loro modo di  porsi, il loro modo di esprimersi è ciò che hanno nel cuore, l’amore di Cristo. E’ un esprimere totalmente, con la voce, con il corpo, con gli atteggiamenti la presenza in loro di Cristo che opera “segni e prodigi”. E’ un atteggiamento che colpisce coloro che cercano amore, consolazione, disponibilità. Sentono che  la loro vita è importante  per il Signore. E’ un modo diverso di porsi, perché vivono quello che esprimono. Paolo e Barnaba si pongono agli altri con umiltà, come Gesù che “non aveva dove posare il capo” arrivano da loro come pellegrini, poveri di mezzi ma forti della fede nel Signore. Annunciano con franchezza, senza paura che quel Gesù inchiodato sulla Croce e Risorto per la misericordia del Padre,  è veramente il Messia, il Figlio di Dio. Il loro linguaggio non è “politicamente corretto” che accontenta tutti ma rimane vuoto di significato. E’ un linguaggio libero, denso, che coinvolge e interroga, provoca. Non è il linguaggio melenso e falso di chi vuole il consenso. Anche il loro restare è importante, non lanciano il messaggio poi scappano, ma restano, si sporcano le mani permettono ai loro discepoli di verificare quello che dicono incuranti delle minacce. Personalmente ho un po’ di scrupoli verso predicatori che arrivano, fanno il loro bel discorso edificante, prendono la congrua e poi chi si è visto si è visto. Tanti bei discorsi se non sono seguiti da una testimonianza che lascia i segni nel corpo e nello spirito, non incide su chi ascolta. Poi ci sono quelli he rifiutano il messaggio, quei Giudei che vedono attaccare le loro certezze, la legge i profeti, che vedono vacillare tutta l’impalcatura su cui si regge la vita di tutti i giorni regolata dalla  dai tanti regolamenti che regolano la vita religiosa ma anche civile, incarnato in ognuno. Ci sono quelli che rifiutano a priori, in messaggio di pace, di amore e perdono del Vangelo di Gesù, è il male che attacca il bene.  Quando queste due correnti pur distanti tra loro, se trovano un nemico comune si coalizzano e perseguitano insieme. 

LA FUGA PAOLO E BARNABA

E’ importante sottolineare questo fatto, che non è in contraddizione con quanto detto poco sopra,  altrimenti possiamo pensare che quando il momento si fa duro e pericoloso, Paolo e Barnaba se la squaglino, lasciando le comunità abbandonate. Fare la volontà di Dio non vuol dire solo martirio. Il martirio non è un immolarsi volontario e personale ma una chiamata del Signore. Così è stato per Stefano, il suo martirio è stato il veicolo che ha permesso l’espandersi della Parola, e se vogliamo, la conversione di Paolo. Ci siamo resi conto che nella scena descritta da Luca, più che la violenza delle pietre scagliate su Stefano, prevaleva la sua serenità nel vedere il suo volto nell’atto di perdonare i suoi carnefici e contemplare  Gesù risorto nella gloria. Paolo e Barnaba non si sottraggono alla persecuzione, infatti rimangono ancora alcuni giorni a Iconio per rafforzare la fede dei credenti, fuggono quando capiscono che è in pericolo la loro vita, ma non fuggono per nascondersi ma per continuare l’evangelizzazione. La loro missione non è ancora finita, anzi sta per cominciare. Verrà anche per loro il momento del martirio, che non sarà una sconfitta, ma il compimento di una vita data per amore, come il loro Maestro. Anche Gesù fuggirà in Egitto per sottrarsi  dalle grinfie di Erode, e più volte si sottrarrà alla cattura o alla lapidazione,  perché il progetto di Dio Padre su di di lui doveva ancora compiersi. Verrà anche per lui il momento di fermarsi e consegnarsi,  illudendo i suoi persecutori che questa volta non avrà scampo, in realtà chi non avrà scampo sarà la morte, l’odio, la violenza. 

NATALE

Questo brano, che apparentemente, c’entra poco con il Natale, in realtà ci permette ti trarre degli spunti di riflessione. Anche per contraddire alcune leggende metropolitane dei nostri giorni.  Pensando alle nuove Comunità cristiane, che abbiamo via via conosciuto, Antiochia di Siria, Cipro, Pafo, Antiochia di Pisidia, Iconio, e tutte le altre che scopriremo strada facendo, mi sono chiesto: il momento dell’annuncio e dell’adesione alla fede, non è stato per loro quel momento il giorno natalizio in cui Gesù è nato nel loro cuore ?. Cosa è il Natale se non Gesù che nasce  anche nel nostro Cuore dal momento che lo accettiamo nella nostra vita ?  Festeggiare il Natale non significa forse accogliere e contemplare quel bambino che ha cambiato la nostra vita e crescendo continua a chiederci di convertirci ?. Pensate, Gesù nasce oltre duemila anni fa (a proposito nessuno sa il giorno e l’ora esatta della nascita di Gesù, non è nato di certo a mezzanotte tra il 24 e il 25 Dicembre)presentandosi nel nascondimento, come una piccola crepa che si incunea nel cuore dell’impero Romano e dei suoi alleati, una piccola crepa che diventerà sempre più grande tanto da raggiungere tutti i confini della terra e del tempo. Come nasce Gesù? Prima di tutto in umiltà e povertà tra i pastori, gli ultimi della terra,  poi la prima cosa che fa, non è scritto nel vangelo ma possiamo immaginarlo; piange, un bambino non può non piangere quando viene al mondo. Gesù cerca come tutti i bambini, delle mani che lo accolgono, che lo stringano al cuore, le lo amano. Come sarebbe bello se per tutti i bambini fosse così, tutto l’amore che riceve poi crescendo lo donerà a noi fino all’ultimo respiro sulla croce. Questo non è il cammino della nostra Fede ? Essere accolti, coccolati, nutriti e fatti crescere nella fede per poi nutrire coccolare i nostri fratelli ?  Quindi va bene, il regalo, il pranzo in famiglia, l’amore che si respira. Ma ciò che conta veramente per ognuno di noi e per tutti è accogliere quel batuffolo d’amore che è Gesù Bambino nel nostro cuore e saperlo donare agli altri. Ma quello che è ancora più importante è non tenerlo chiuso nella stalla con il bue e l’asinello, fino al prossimo anno, ma  farlo crescere, perché più quel bambino  deve cresce in noi perchè la nostra Fede diventi una Fede adulta che sa accettare anche la Coroce. Quella fede che  per camminare sulle orme di Gesù come hanno fatto Paolo e Barnaba deve per forza diventare adulta, pronta a testimoniare ciò che ha operato nel nostro cuore, con la Libertà del Figli di Dio, consapevoli che quella mangiatoia che nelle icone orientali rappresenta il sepolcro, ci condurrà dritti alla Croce, che non è più segno di morte infame, ma di salvezza per tutti gli uomini. Per il mondo intero, grazie a Paolo e Barnaba primi pionieri di un messaggio di Amore che viene da Dio e non può, non deve fermarsi. Allora il Natale che celebreremo, sarà veramente un problema di orario delle Messe ? Penso proprio di no.

Santo Natale a ognuno  di voi e a tutti i vostri cari dal più profondo del cuore.

Fiorello Ciaramicoli, diacono

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