
Letture:
Is 55, 1-11
Is 12
1 Gv 5, 1-9
Mc 1, 7-11
Durante il tempo natalizio abbiamo meditato con Giovanni che Gesù è la parola, il Verbo, che è sceso dalla dimora di Dio e si è fatto uno di noi. Egli è Dio stesso che parla all’uomo di tutti i tempi: Dio è fonte di vita, così la sua parola ha la potenza di realizzare quanto esprime. Isaia sottolinea l’efficacia della Parola di Dio, che è vitale come la pioggia e la neve. “Così sarà della parola, uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.” Come ha ben sottolineato il Cardinale Ravasi: “La Parola trapassa in quella di un messaggero celeste che ritorna dal suo re dopo aver compiuto la sua missione”.
Il Vangelo di Marco narra dunque l’episodio del Battesimo di colui che è la Parola, il Verbo. Colui di cui Dio dirà: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Tre sono gli elementi caratteristici che vorrei porre in evidenza in questo brano del Vangelo di Marco.
In primo luogo, il Vangelo di Marco, contrariamente a quelli di Matteo e Luca, si apre presentando Gesù tra la folla accorsa dal Battista: “ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”. Così l’evangelista sottolinea, sin dall’inizio del suo Vangelo, la comunione di Cristo con una umanità bisognosa di salvezza. Il gesto dell’immersione è segno di totale solidarietà di Gesù con l’umanità peccatrice. Come dirà Paolo ai Filippesi, è uno svuotarsi in un cammino di “discesa”, di spogliazione, che culminerà sul Calvario. Cristo, “il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; … perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,6- 11). Ed è impressionante che, per Marco, il cammino che Gesù percorrerà, culminando con la morte e resurrezione, inizi giustamente con l’immersione nel Giordano.
Il Vangelo di Marco narra dunque l’episodio del Battesimo di colui che è la Parola, il Verbo. Colui di cui Dio dirà: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Tre sono gli elementi caratteristici che vorrei porre in evidenza in questo brano del Vangelo di Marco.
In primo luogo, il Vangelo di Marco, contrariamente a quelli di Matteo e Luca, si apre presentando Gesù tra la folla accorsa dal Battista: “ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”. Così l’evangelista sottolinea, sin dall’inizio del suo Vangelo, la comunione di Cristo con una umanità bisognosa di salvezza. Il gesto dell’immersione è segno di totale solidarietà di Gesù con l’umanità peccatrice. Come dirà Paolo ai Filippesi, è uno svuotarsi in un cammino di “discesa”, di spogliazione, che culminerà sul Calvario. Cristo, “il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; … perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,6- 11). Ed è impressionante che, per Marco, il cammino che Gesù percorrerà, culminando con la morte e resurrezione, inizi giustamente con l’immersione nel Giordano.
Infine, il terzo elemento in rilievo, è la conferma della rivelazione divina attraverso la voce di Dio che si fa sentire attraverso il cielo squarciato: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. La voce proclama non solo l‘identità di Gesù, ma anche la sua vocazione. È Dio stesso che parla confermando la sua relazione esistente tra Figlio e Padre colui che l’ha generato. Gesù viene presentato come “figlio di Dio”, infatti, Dio dice “tu sei il mio figlio”. “Figlio di Dio” è una espressione cara a Marco. Nell’introduzione al suo Vangelo, Marco si concentra decisamente sulla persona di Gesù e lo presenta come “figlio di Dio”: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Oltre ad essere Figlio di Maria, Gesù è anche Figlio di Dio. Infatti, dopo che il velo del Tempio si squarcia, il centurione riconosce la divinità di Gesù: “Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: ‘Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!’” (15,39). Dio rende pubblica la sua relazione con il suo Figlio. Gesù è il Figlio di Dio, colui che è generato dall’amore stesso del Padre, l’amato, colui nel quale il Padre trova la sua gioia.
Questo Gesù che è Figlio di Dio è vera bevanda e vero cibo, come dice Dio attraverso la profezia d’Isaia: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte”; è la Parola e il Verbo di Dio da ascoltare: “porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete”; è quella Parola che ci trasforma come fa la pioggia e la neve che fecondano la Terra. Amando e credendo in Lui, crediamo in Colui che l’ha generato. Infatti, riconosceranno che anche noi siamo figli di Dio “quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo, infatti, consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti”, come dice Giovanni nell’odierna seconda Lettura.
Il discepolo missionario è colui che rendendosi consapevole del suo battesimo e della sua figliolanza divina festeggia il suo battesimo ogni anno, nel suo cuore, come un dovere di giustizia verso il Signore che è stato buono con lui; come ha ben rilevato Papa Francesco: “nella festa del Battesimo di Gesù riscopriamo il nostro Battesimo. Come Gesù è il Figlio amato del Padre, anche noi rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo sappiamo di essere figli amati – il Padre ci ama tutti! –, oggetto del compiacimento di Dio, fratelli di tanti altri fratelli, investiti di una grande missione per testimoniare e annunziare a tutti gli uomini l’amore sconfinato del Padre. (…) Nel Battesimo è venuto lo Spirito Santo per rimanere in noi. Per questo è importante sapere qual è la data del mio Battesimo. Noi sappiamo qual è la data della nostra nascita, ma non sempre sappiamo qual è la data del nostro Battesimo”.
P. Osorio