Corso Biblico 17 Gennaio

Dal Libro degli Atti degli apostoli

C’era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: “Alzati diritto in piedi!”. Egli fece un balzo e si mise a camminare.
La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: “Gli dei sono scesi tra di noi in figura umana!”.
E chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente. Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all’ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: “Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano.
Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori”.
E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall’offrire loro un sacrificio.
Ma giunsero da Antiochia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Barnaba alla volta di Derbe.
Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.
Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfilia e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalia; di qui fecero vela per Antiòchia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l’impresa che avevano compiuto.
Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.
E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.


Commento

Avevamo lasciato Paolo e Barnaba in fuga da Iconio perché minacciati di lapidazione, dopo aver comunque anche lì messo le basi per una nuova Comunità. 
In questo brano troviamo Paolo e Barnaba a Listra  una città della Licaonia,  ora scomparsa, era situata sulla “via di Sebaste” che collegava Efeso ad Antiochia di Siria, era una colonia militare romana, creata per proteggere i confini meridionali della Galazia dalle incursioni dei briganti delle montagne. Distava circa 30/40 Km da Iconio e circa 90 Km da Derbe altra  piccola città che aveva una stazione doganale. Anche qui era insediata una colonia di veterani, ultima città visitata da Paolo che da li prenderà la  via del ritorno. Siamo quasi al termine del primo viaggio di Paolo, il cui itinerario lo trovate sul commento agli atti 13, 13-25.
Si intuisce da questa descrizione sommaria che Paolo e Barnaba si trovano adesso in una terra quasi completamente pagana, infatti questa volta non entrano nella Sinagoga ma dalla penna di Luca esce una perla preziosa che metterà Paolo e Barnaba di fronte  a un mondo molto diverso da quelli già incontrati, fatto da Giudei o proseliti o simpatizzanti del Dio di Israele, come Cornelio e il proconsole Sergio Paolo. 
Infatti Luca ci descrive un fatto che compiono i due missionari molto importante per comprendere la missione di Paolo e l’universalità della Parola che si adatta alle diverse civiltà incontrate senza perderne il contenuto, senza edulcorarla, ma rendendo la Parola fruibile a tutti.
Il messaggio di amore e di misericordia che contiene è per tutta l’umanità.

La guarigione del paralitico

Paolo e Barnaba entrando in Listra  cominciano a parlare,  quando  incontrano un uomo paralizzato che non aveva mai camminato. Paolo incrocia lo sguardo con quest’uomo e capisce che desidera essere risanato. 
Le parole di Paolo fanno scaturire dal cuore di quest’uomo la fede e il  desiderio di mettersi in cammino . Allora paolo di dice “Alzati diritto in piedi!” Egli si alzò con un balzo e si mise a camminare.
Questi pochi versetti ci ricordano anzitutto il miracolo di Pietro alla Porta Bella del Tempio.
Si nota un parallelo tra questo e quel miracolo, nel quale possiamo trovare un primo  significato  nel fatto che quel Gesù che assiste e guida attraverso lo Spirito Santo Pietro,  è lo stesso che guida anche Paolo. 
Un altro significato lo possiamo riscontrare nei due paralitici, la  situazione dell’uomo credente desideroso di entrare nel tempio ma impedito dalla  sua immobilità è la stessa situazione dei pagani che non hanno ancora conosciuto il Cristo.
L’umanità tutta schiava della legge o della non conoscenza o dalla schiavitù dell’idolatria è comunque bloccata, paralizzata nella propria fragilità. 
Per questo Dio attraverso Gesù si è incarnato nella nostra umanità per sbloccarci da questa paralisi e farci ritrovare tutti intorno ad un Dio che ama di amore paterno e materno e che desidera i suoi figli liberi da ogni schiavitù. Perché amare è una scelta del cuore, non un ordine impartito. La fede è un dono di Dio che esercita il suo  l’Amore verso i propri figli. La fede che fa scaturire l’amore di Dio per l’uomo che poi lo riversa sui propri fratelli, non si impone né con la legge, né con la spada, né con il ricatto. E’ un scelta libera.

Paolo e Barnaba osannati come dei

Il fatto dell’uomo paralizzato che riprende a camminare desta grande stupore nella folla.  Ora era diffusa tra i pagani la leggenda che gli dei ogni tanto scendessero sulla terra in sembianze umane per osservare gli uomini e i loro comportamenti, ma se non venivano ben accolti punivano i poveri malcapitati. Interessante il racconto nella “metamorfosi” di Ovidio.
Il popolo quindi pensa che Paolo e Barnaba siano gli dei scesi dal cielo, scambiandoli Barnaba per Zeus e Paolo per Hermes perché era il più eloquente. Cercano subito di ingraziarseli portandoli in trionfo mentre il sacerdote di Zeus preparava i tori per il sacrificio.
La reazione di Paolo e Barnaba è quasi violenta, gridano e si stracciano le vesti in segno di disappunto. Gli dei costruiti sulle fantasie dell’uomo Hanno caratteristiche umane, quindi sono immersi nel peccato perché fanno ciò che l’uomo desidera. 
Quindi diventano idoli che chiedono sacrifici, pena la vendetta, la punizione, desiderano essere adorati, osannati. 
Questo per paolo e Barnaba è troppo, non possono essere considerati il contrario di quello che sono. Loro sono portatori Buona Notizia che c’è un Dio che ama tanto  l’umanità da farsi piccolo e umile per raccogliere su di sé il male  del mondo e  inchiodarlo con lui sulla Croce, dando a tutti la possibilità di salvarsi attraverso la risurrezione. Quindi il gesto di stracciarsi le vesti è un gesto che “traumatizza” perché è eclatante e richiede una spiegazione.

Il discorso di Paolo

Appena la folla si è calmata Paolo fa un breve discorso nel quale descrive brevemente chi è quel Dio che loro rappresentano. Ma non come lo faceva nella Sinagoga davanti ai Giudei o ai proseliti. Racconta anzitutto che loro non sono dei ma uomini, e ciò che è avvenuto è merito di quel Dio che ha creato tutto ciò che lo sguardo può ammirare, il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che contengono. Descrive il corso della natura con i suoi fenomeni e le sue stagioni come dono per gli uomini affinché si nutrano e siano nella gioia e nell’amore.
E’ un annuncio universale che da un senso alla creazione in cui Dio diventa il Padre per tutta l’umanità. 
Luca non mette ancora sulla bocca di Paolo il nome di Gesù perché vuole che Paolo esponga il suo pensiero nella sua interezza a Atene, dove nell’Areopago, prendendo spunto dal monumento al dio Ignoto annuncerà il Cristo crocifisso e risorto. Discorso che avrà pochissimo successo ma sarò un seme gettato proprio nella culla di una delle civiltà più influenti dell’epoca.
In questi versetti si intravede tutta la fatica che dovrà fare Paolo e tutti quelli che come lui sentiranno il desiderio di far conoscere quel Gesù pieno di amore per l’umanità che portano nel Cuore. 
Ma ci mostra anche la grande intelligenza di Paolo che mosso dallo Spirito trova le parole giuste per far breccia nel cuore degli uomini adeguandosi alle diverse culture, senza sminuire il messaggio del Vangelo. Tema molto attuale anche oggi, vedi il Sinodo sull’Amazzonia.

La persecuzione

Nel frattempo i quaranta Km da Iconio a Listra sono stati percorsi anche dagli inseguitori di Paolo e Barnaba. 
Infatti gli agguerriti Giudei di Antiochia e di Iconio che avevano già tentato di lapidare Paolo e Barnaba confondono la folla con il loro discorsi tanto da metterli soprattutto contro Paolo perché era lui che prendeva spesso la parola. 
Questi personaggi presero a sassate Paolo tanto violentemente che sembrava fosse morto. 
Ma i suoi discepoli si fecero intorno a lui per proteggerlo. Tanto che si rialzò e rientrò nella città. 
A volte si misura l’efficacia della propria azione dalla reazione del male che tenta in tutti i modi di far tacere la verità. 
L’invidia, l’arroganza attanaglia il cuore dell’uomo incapace di vedere il bene dove c’è , scambiandolo per una minaccia ai propri interessi, coinvolgendo le persone più fragili, (la folla)  che  carenti di spirito critico abboccano alle menzogne costruite ad arte per negare la verità della Parola. Paolo è consapevole di tutto questo, sa che la semina è nelle mani del Signore di cui lui e tutti i missionari sono lo strumento, ma è anche consapevole che più la predicazione si fa intensa e più il “mentitore” affilerà le armi della persecuzione. 

Predicazione a Derbe e rientro ad Antiochia

Dopo i fatti di Listra, Paolo e Barnaba si dirigono verso Derbe dove un Luca molto stringato, ci dice che i due hanno fatto un numero considerevole di discepoli. 
Da li  intraprendono il viaggio di ritorno non trascurando di fermarsi di nuovo a Listra, Iconio e Antiochia di Pisidia per confermare ed esortare le Comunità a restare saldi nella fede, ricordando a tutti che come lui sta sperimentando sulla sua pelle “è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio”. Ma quella di Paolo e Barnaba  non è solo una esortazione è anche opera organizzativa perché una Comunità ha comunque bisogno di persone responsabili e preparate che si prendano carico di guidare la Comunità.
Infatti nominano  alcuni anziani, che si prenderanno cura dei nuovi discepoli rendendoli consapevoli che Paolo e Barnaba non ci saranno ma sarà sempre con loro il Signore.
Luca di fa capire poi quando in queste decisioni sia importante sempre la preghiera intensa e partecipata, perché è attraverso la preghiera che il Signore attraverso lo Spirito suggerisce la direzione da prendere. 
Questo primo e intenso viaggio di Paolo e Barnaba termina da dove era partito, a Antiochia di Siria, dove la Chiesa sollecitata dallo Spirito Santo li aveva inviati. 
Ed è bello immaginare Paolo e Barnaba che raccontano, dice Luca “tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro”. Non c’è vanità nelle loro racconto, non si prendono meriti, sono strumenti nelle mani di Dio che opera attraverso loro. 

Preghiera

Grazie Signore per tutte le volte che mi fai scoprire che tutto viene da te e che tutto è tuo dono, che io non sono che un uomo, un servo nient’altro che povero, umile inutile servo. Ricordami anche che devo prepararmi ogni giorno ad affrontare le difficoltà che ogni servo del tuo Regno deve incontrare.
Ricordami che esse sono il segno della via giusta del cammino, che sono il prezzo da pagare per entrare nella Tua dimensione, sconfinata, inimmaginabile. Ricordami che devo servire te e te nei fratelli in tutta umiltà. 
Amen

Fiorello Ciaramicoli, diacono

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