LETTERA ENCICLICA LAUDATO SI’ – paragrafo 70-71

II. LA SAPIENZA DEI RACCONTI BIBLICI

70. Nel racconto di Caino e Abele, vediamo che la gelosia ha spinto Caino a compiere l’estrema ingiustizia contro suo fratello. Ciò a sua volta ha causato una rottura della relazione tra Caino e Dio e tra Caino e la terra, dalla quale fu esiliato. Questo passaggio è sintetizzato nel drammatico colloquio tra Dio e Caino. Dio chiede: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Caino dice di non saperlo e Dio insiste: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano da [questo] suolo» (Gen 4,9-11). Trascurare l’impegno di coltivare e mantenere una relazione corretta con il prossimo, verso il quale ho il dovere della cura e della custodia, distrugge la mia relazione interiore con me stesso, con gli altri, con Dio e con la terra. Quando tutte queste relazioni sono trascurate, quando la giustizia non abita più sulla terra, la Bibbia ci dice che tutta la vita è in pericolo. Questo è ciò che ci insegna il racconto di Noè, quando Dio minaccia di spazzare via l’umanità per la sua persistente incapacità di vivere all’altezza delle esigenze della giustizia e della pace: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza» (Gen 6,13). In questi racconti così antichi, ricchi di profondo simbolismo, era già contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri.

71. Anche se «la malvagità degli uomini era grande sulla terra» (Gen 6,5) e Dio «si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra» (Gen 6,6), tuttavia, attraverso Noè, che si conservava ancora integro e giusto, Dio ha deciso di aprire una via di salvezza. In tal modo ha dato all’umanità la possibilità di un nuovo inizio. Basta un uomo buono perché ci sia speranza! La tradizione biblica stabilisce chiaramente che questa riabilitazione comporta la riscoperta e il rispetto dei ritmi inscritti nella natura dalla mano del Creatore. Ciò si vede, per esempio, nella legge dello Shabbat. Il settimo giorno, Dio si riposò da tutte le sue opere. Dio ordinò a Israele che ogni settimo giorno doveva essere celebrato come giorno di riposo, uno Shabbat (cfr Gen 2,2-3; Es 16,23; 20,10). D’altra parte, fu stabilito anche un anno sabbatico per Israele e la sua terra, ogni sette anni (cfr Lv 25,1-4), durante il quale si concedeva un completo riposo alla terra, non si seminava e si raccoglieva soltanto l’indispensabile per sopravvivere e offrire ospitalità (cfr Lv 25,4-6). Infine, trascorse sette settimane di anni, cioè quarantanove anni, si celebrava il giubileo, anno del perdono universale e della «liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti» (Lv 25,10). Lo sviluppo di questa legislazione ha cercato di assicurare l’equilibrio e l’equità nelle relazioni dell’essere umano con gli altri e con la terra dove viveva e lavorava. Ma, allo stesso tempo, era un riconoscimento del fatto che il dono della terra con i suoi frutti appartiene a tutto il popolo. Quelli che coltivavano e custodivano il territorio dovevano condividerne i frutti, in particolare con i poveri, le vedove, gli orfani e gli stranieri: «Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero» (Lv 19,9-10).

COMMENTO

Nel 2° Capitolo della Laudato Si’ Papa Francesco passa da una esposizione delle diverse infermità che affliggono il mondo e la famiglia umana, allo sviluppo di una proposta di cura radicata nella fede e nella Bibbia. Egli inizia il suo discorso enfatizzando di nuovo la necessità che scienza e religione siano in dialogo: “Se si vuole veramente costruire una ecologia che ci permetta di riparare tutto ciò che abbiamo distrutto, allora nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio. Inoltre la Chiesa Cattolica è aperta al dialogo con il pensiero filosofico e ciò le permette di produrre varie sintesi tra fede e ragione” (n. 63). Il Papa ricorda che gli esseri umani sono parte del piano di Dio per la creazione (n. 65). Noi siamo stati pensati per essere in relazione con Dio, con gli altri e con il mondo in cui viviamo; il peccato, specialmente quando presumiamo di prendere il posto di Dio e dimentichiamo che anche noi siamo creature, è una rottura di queste relazioni (n. 66). Quindi piuttosto che pensare che il “dominio” sopra la terra e le creature di Dio (Gn 1,28) sia una giustificazione per fare ciò che vogliamo con esse e con ciascuno di noi, noi siamo invece chiamati a essere custodi responsabili (n. 67-69). Papa Francesco richiama ripetutamente il messaggio biblico: “tutto è in relazione ed è interconnesso” (n. 70). Basta un uomo buono perché ci sia speranza e c’è saggezza nel riposo dello Sabbath (n. 71). La contemplazione del Creato può portarci alla lode, al ringraziamento, a una fede più profonda nell’amore salvifico che Dio ha per noi e a un maggior desiderio di giustizia (n. 72-74).

Guida allo studio dell’ Enciclica Laudato Si’”,  Commissione Interfrancescana di Giustizia, Pace e Integrità del Creato.

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