III. IL MISTERO DELL’UNIVERSO
80. Ciononostante, Dio, che vuole agire con noi e contare sulla nostra collaborazione, è anche in grado di trarre qualcosa di buono dai mali che noi compiamo, perché «lo Spirito Santo possiede un’inventiva infinita, propria della mente divina, che sa provvedere a sciogliere i nodi delle vicende umane anche più complesse e impenetrabili». In qualche modo, Egli ha voluto limitare sé stesso creando un mondo bisognoso di sviluppo, dove molte cose che noi consideriamo mali, pericoli o fonti di sofferenza, fanno parte in realtà dei dolori del parto, che ci stimolano a collaborare con il Creatore. Egli è presente nel più intimo di ogni cosa senza condizionare l’autonomia della sua creatura, e anche questo dà luogo alla legittima autonomia delle realtà terrene. Questa presenza divina, che assicura la permanenza e lo sviluppo di ogni essere, «è la continuazione dell’azione creatrice». Lo Spirito di Dio ha riempito l’universo con le potenzialità che permettono che dal grembo stesso delle cose possa sempre germogliare qualcosa di nuovo: «La natura non è altro che la ragione di una certa arte, in specie dell’arte divina, inscritta nelle cose, per cui le cose stesse si muovono verso un determinato fine. Come se il maestro costruttore di navi potesse concedere al legno di muoversi da sé per prendere la forma della nave».
81. L’essere umano, benché supponga anche processi evolutivi, comporta una novità non pienamente spiegabile dall’evoluzione di altri sistemi aperti. Ognuno di noi dispone in sé di un’identità personale in grado di entrare in dialogo con gli altri e con Dio stesso. La capacità di riflessione, il ragionamento, la creatività, l’interpretazione, l’elaborazione artistica ed altre capacità originali mostrano una singolarità che trascende l’ambito fisico e biologico. La novità qualitativa implicata dal sorgere di un essere personale all’interno dell’universo materiale presuppone un’azione diretta di Dio, una peculiare chiamata alla vita e alla relazione di un Tu a un altro tu. A partire dai testi biblici, consideriamo la persona come soggetto, che non può mai essere ridotto alla categoria di oggetto.
82. Sarebbe però anche sbagliato pensare che gli altri esseri viventi debbano essere considerati come meri oggetti sottoposti all’arbitrario dominio dell’essere umano. Quando si propone una visione della natura unicamente come oggetto di profitto e di interesse, ciò comporta anche gravi conseguenze per la società. La visione che rinforza l’arbitrio del più forte ha favorito immense disuguaglianze, ingiustizie e violenze per la maggior parte dell’umanità, perché le risorse diventano proprietà del primo arrivato o di quello che ha più potere: il vincitore prende tutto. L’ideale di armonia, di giustizia, di fraternità e di pace che Gesù propone è agli antipodi di tale modello, e così Egli lo esprimeva riferendosi ai poteri del suo tempo: «I governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,25-26).
83. Il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale. In tal modo aggiungiamo un ulteriore argomento per rifiutare qualsiasi dominio dispotico e irresponsabile dell’essere umano sulle altre creature. Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto. L’essere umano, infatti, dotato di intelligenza e di amore, e attratto dalla pienezza di Cristo, è chiamato a ricondurre tutte le creature al loro Creatore.
COMMENTO
Prima di un qualunque commento è il caso di evidenziare alcune singolarità dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. È la prima volta che un papa affronta il tema dell’ecologia nel senso di un’ecologia integrale (e quindi al di là del tema ambientale) in modo così completo. Sorpresa: egli elabora il tema all’interno del nuovo paradigma ecologico, come non ha mai fatto alcun documento ufficiale delle Nazioni Unite. Il suo discorso poggia sui dati più sicuri delle scienze della vita e della Terra, letti in maniera affettiva (con l’intelligenza sensibile o cordiale), in quanto il papa riconosce che dietro di essi si celano drammi umani e grande sofferenza anche da parte della madre Terra. La situazione attuale è grave, ma papa Francesco trova sempre ragioni per la speranza e per la fiducia nel fatto che l’essere umano possa individuare le soluzioni efficaci. Si richiama ai papi che lo hanno preceduto, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, citandoli molte volte. E una cosa assolutamente nuova: il suo testo si inscrive all’interno della collegialità, valorizzando i contributi di decine di Conferenze episcopali del mondo intero, da quella degli Stati Uniti a quella della Germania, del Brasile, della Patagonia, del Paraguay. Accoglie i contributi di altri intellettuali, come i cattolici Pierre Teilhard de Chardin, Romano Guardini, Dante Alighieri, il suo maestro argentino Juan Carlos Scannone, il protestante Paul Ricoeur e il musulmano sufi Ali Al-Khawwas. I destinatari sono tutti gli esseri umani, in quanto tutti abitiamo la stessa casa comune (parola molto usata dal papa) e soffriamo le stesse minacce. Papa Francesco non scrive in qualità di Maestro e Dottore della fede, ma come pastore zelante che si prende cura della casa comune e di tutti gli esseri, non solo umani, che in essa abitano. C’è un altro elemento che merita di essere evidenziato, rivelando la forma mentis di papa Francesco: il suo essere tributario dell’esperienza pastorale e teologica delle Chiese latinoamericane, le quali, alla luce dei documenti dell’episcopato latinoamericano (Celam) di Medellín (1968), di Puebla (1979) e di Aparecida (2007), hanno fatto un’opzione per i poveri, contro la povertà e a favore della liberazione. (Continua..)
La carta magna dell’ecologia integrale,
Leonardo Boff