LETTERA ENCICLICA LAUDATO SI’ – paragrafo 89-92

V. UNA COMUNIONE UNIVERSALE

89. Le creature di questo mondo non possono essere considerate un bene senza proprietario: «Sono tue, Signore, amante della vita» (Sap 11,26). Questo induce alla convinzione che, essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile. Voglio ricordare che «Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione».

90. Questo non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità. Queste concezioni finirebbero per creare nuovi squilibri nel tentativo di fuggire dalla realtà che ci interpella. Si avverte a volte l’ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani. Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perché continuiamo a tollerare che alcuni si considerino più degni di altri. Non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degradante, senza reali possibilità di miglioramento, mentre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono, ostentano con vanità una pretesa superiorità e lasciano dietro di sé un livello di spreco tale che sarebbe impossibile generalizzarlo senza distruggere il pianeta. Continuiamo nei fatti ad ammettere che alcuni si sentano più umani di altri, come se fossero nati con maggiori diritti.

91. Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente. Non è un caso che, nel cantico in cui loda Dio per le creature, san Francesco aggiunga: «Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore». Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società.

92. D’altra parte, quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità. Di conseguenza, è vero anche che l’indifferenza o la crudeltà verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al trattamento che riserviamo agli altri esseri umani. Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a maltrattare un animale non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone. Ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura «è contrario alla dignità umana».  Non possiamo considerarci persone che amano veramente se escludiamo dai nostri interessi una parte della realtà: «Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo». Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra.

COMMENTO

ALLA RICERCA DI UN NUOVO INIZIO 

L’altro versante del giudicare è quello teologico. L’enciclica riserva parecchio spazio al «Vangelo della Creazione» (62-100), partendo dalla giustificazione del contributo delle religioni e del cristianesimo, in quanto, essendo la crisi globale, ogni istanza deve, con il suo capitale religioso, contribuire alla cura della Terra (62). E l’enciclica non insiste sulle dottrine, bensì sulla saggezza presente nei distinti cammini spirituali. Il cristianesimo preferisce parlare di creazione anziché di natura, poiché la creazione «ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio» (76). Più di una volta è citato un bel testo del libro della Sapienza (11,24) dove appare chiaro che «la creazione appartiene all’ordine dell’amore» (77) e che Dio è «il Signore amante della vita» (Sap 11,26). Il testo si apre a una visione evoluzionista dell’universo benché non usi questa parola, ricorrendo a una circonlocuzione nel riferirsi a un universo «composto da sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri» (79). Utilizza i principali testi che legano Cristo incarnato e risorto al mondo e all’intero universo, rendendo sacra la materia e tutta la Terra (83). E in questo contesto cita Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955; 83, nota 53) come precursore di questa visione cosmica.

Citando il patriarca ecumenico della Chiesa ortodossa Bartolomeo, riconosce che «un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio» (8). Da qui l’urgenza di una conversione ecologica collettiva che restauri l’armonia perduta. La conclusione di questa parte dell’enciclica evidenzia giustamente «la necessità di un cambio di rotta» per «uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando» (163). Non si tratta di una riforma, bensì, citando la Carta della Terra, della ricerca di «un nuovo inizio» (207). L’interdipendenza di tutti con tutti ci porta «a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune» (164). Poiché la realtà presenta molteplici aspetti, tutti intimamente relazionati, papa Francesco propone un’ecologia integrale che va oltre l’ecologia ambientale a cui siamo abituati (137) per coprire tutti i campi: ambientale, economico, sociale, culturale e anche quello della vita quotidiana (147-148). Senza mai dimenticare i poveri, i quali testimoniano anch’essi la propria forma di ecologia umana e sociale, vivendo legami di appartenenza e di solidarietà gli uni con gli altri (149). (Continua..)
La carta magna dell’ecologia integrale, Leonardo Boff

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