Corso Biblico – Atti degli Apostoli cap. 20

Il capitolo 20 è caratterizzato da due episodi rilevanti, che sono una primizia e sono molto importanti per le nostre riflessioni sulla Chiesa di oggi.

Il primo episodio va dal versetto 7 al versetto 12. Luca qui ci presenta per la prima volta una celebrazione eucaristica. Il fatto del ragazzo che cade dalla finestra, da un canto ci fa sorridere pensando ad alcune prediche di oggi che anche a noi fanno addormentare, per fortuna non siamo seduti sulla finestra, ma su una sedia sicura, dall’altra ci preoccupa la tragedia del ragazzo che cade e muore. Sappiamo però che Luca e un maestro nell’intessere episodi che ci riportano all’essenza della celebrazione , ma ci presenta anche il cammino di Paolo che ripercorre con fedeltà il cammino del maestro.

Paolo come abbiamo visto ha concluso il terzo viaggio tra mille difficoltà, ma non si è mai scoraggiato ora sta mettendo la barra del timone verso Roma. E’ la sua meta, è la meta che gli ha indicato Gesù. Ma questo ultimo viaggio deve partire da Gerusalemme, meta del cammino di Gesù, del Gesù incarnato nella nostra umanità. Possiamo dire che come il cammino di Gesù si conclude a Gerusalemme con la sua condanna a morte, dono di amore di Dio per il suo popolo, così il cammino del discepolo si conclude a Roma.

Forse per questo Luca ci propone questa liturgia in terra pagana, dove il luogo è una casa e la stanza è al terzo piano, e ci ricorda il Cenacolo dove i dodici si riunivano a pregare .

Dove hanno incontrato Gesù risorto e dove hanno ricevuto lo Spirito Santo.Luca ci mostra anche che quanto è avvenuto con Gesù, la risurrezione del figlio della vedova di Nain, Lc 7,11-17, e della figlia di Giairo, Lc 8,40-56, o con Pietro , risurrezione di Tabità, At 9,36-41, continua attraverso Paolo, quella forza proveniente da Dio che aveva rivestito di forza i profeti Elia e Eliseo , 1Re 17,17-24; 2Re 4,8-37 agisce anche in Pietro e Paolo.

In questo nuovo cenacolo, abbiamo la più antica descrizione di una celebrazione Eucaristica, dove la Parola la fa da padrona, Parola che esce dalla bocca di Paolo, dice che la liturgia comincia il primo giorno della settimana, di fatto Paolo comincia a parlare alla sera del sabato, visto che la scena si svolge  di notte, comincia  dicevamo questo  lungo discorso che è una catechesi, probabilmente sta ripercorrendo la storia della salvezza, come fece Gesù con i discepoli di Emmaus, ed è in questo luogo che Luca ci descrive questo strano episodio del ragazzo che cade dalla finestra. Infatti essendo notte dice il brano che c’era molta luce nella stanza; probabilmente, anzi sicuramente perché era illuminata da tante candele è quindi faceva molto caldo, cosi il ragazzo forse un po’ annoiato si era messo seduto sul davanzale della finestra, senza ottenere un grande effetto tanto che si addormenta e cade nel cortile sottostante. A questo punto Paolo esce e si butta  sul ragazzo, e dice che non è morto, è ancora in vita, quindi ritorna nella stanza dove spezza il pane poi continua a parlare fino all’alba.

Ciò che Luca ci ha proposto non è una noiosissima predica che fa venire sonno ma è una bellissima riflessione sulla Parola e sui suoi effetti.  La Parola non si ascolta distrattamente, così non avrà un effetto positivo sulla nostra vita, non riusciamo ha cogliere quegli effetti vitali che ci trasformano in creature di Dio, ma ci fa precipitare nella morte che è assenza di Dio. Ma nella liturgia si manifesta la presenza del Signore che salva e da ancora una possibilità all’umanità con la risurrezione. Paolo che scende le scale e si butta sul ragazzo e come Gesù che il Sabato Santo scende negli inferi per andare a prendere Adamo e con lui tutta l’umanità ferita e dispersa. Questo ci fa riflettere sulle nostre celebrazioni. Quante volte le viviamo distrattamente senza renderci conto del meraviglioso momento che stiamo vivendo. Innanzi tutto la Domenica non è la fine della settimana dove dopo tanti giorni di lavoro ci concediamo il meritato riposo, la Domenica per noi cristiani  è il primo giorno della settimana, è il giorno del Signore dove ci ritroviamo nel “cenacolo” per ascoltare la Parola e mangiare il Pane che è la vita di Gesù che si dona a noi e che entra nel nostro corpo per darci la sua forza divina, per darci quella dignità, indipendente dal lavoro o dalla posizione sociale che abbiamo, quella dignità di Figli di Dio. Questo momento liturgico ha il potere farci vivere poi tutta la settimana caricati da questa certezza.  Davvero, la dove la Comunità è riunita per ascoltre la Parola di Dio e per celebrare l’eucaristia, là è presente il risorto, con tutta la sua energia e vita, e cio vale per tutte le celebrazioni di ogni tempo. Per concludere questo primo fatto, possiamo dire che questo primo Giorno della settimana è memoriale del primo giorno della creazione dove Dio ricrea attraverso la risurrezione di Gesù, tutta l’umanità.

Il secondo episodio che vogliamo analizzare va dal versetto 17 al versetto 35.

Paolo aveva lasciato abbastanza tranquillamente Efeso, anche perché aveva evitato di entrare nel merito della sommossa fatta scoppiare dagli orafi. Ma adesso non si sente di ritornare a Efeso, probabilmente per non turbare la riconquistata pace, dopo i tumulti. Quindi preferisce far venire gli anziani di Efeso fino a Mileto per salutarli. Paolo è consapevole che  il ritorno a Gerusalemme non sarà una passeggiata, le voci dei suoi successi sono sicuramente arrivati anche a Gerusalemme e  il Sinedrio non è contento della piega che ha preso quel movimento che hanno cercato in tutti i modi di soffocare, Paolo compreso. E proprio per questo motivo è preoccupato, perché agli occhi dei giudei Paolo è un traditore. Poi deve andare a Roma costi quello che costi, sa quindi che molto difficilmente rivedrà la comunità di Efeso. Luca con straordinaria efficacia descrive questo lungo discorso di Paolo agli anziani di Efeso, pieno di amore e molto commovente. Il discorso di Mileto è il terzo discorso di Paolo negli Atti. Il Primo era quello tenuto ad Antiochia di Pisidia agli ebrei della diaspora, At 13,16-412, il secondo quello tenuto all’Aeropago di Atene At 17, 22-31.

Il discorso è come una pietra miliare sul cammino dell’espansione cristiana, segna una svolta storica, perché chiude il periodo della fondazione apostolica della Chiesa e inaugura quello della continuità storica assicurata dalla fedeltà al modello lasciato dall’Apostolo. Luca circa 20 anni dopo questi fatti ci offre una sisntesi suggestiva del patrimonio spirituale legato alla figura e all’attività missionaria di Paolo. E’ quindi un discorso fondamentale. Ma non è un discorso di programmatico, dove Paolo da delle indicazioni pratiche su come condurre le comunità, ma è un testamento Spirituale con indicazioni pastorali, in cui traspare tutto l’amore di Paolo per persone che dovranno proseguire con la sua stessa caparbietà ciò che  gli ha trasmesso. E’ veramente come un padre, un vero padre che è chiamato lontano ma che usa tutto il suo carisma per rafforzare, confermare e consolare i suoi figli, facendoli crescere nella Libertà dei Figli di Dio.

Nella prima parte del discorso, Paolo si concentra su se stesso, su ciò che ha fatto nel passato, su quanto sta vivendo nel presente, e su quello che lo attrende in un futuro ormai prossimo. Nella seconda parte invece, oggetto del discorso è centrato sulla comunità.

Paolo inizia a rileggere il proprio passato, Avverte il bisogno di ricordare agli anziani, ma forse anche a se stesso, quello che ha fatto e a cercato di fare e sono riassunti in tre punti essenziali:

 “ho servito il Signore in tutta umiltà, tra le lacrime e le prove”

“non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e istruirvi”

“testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù Cristo”

Paolo non accenna ai risultati di questo impegno, “vedete come sono stato bravo ???”

Quello che conta per lui è che ha servito il Signore, i fratelli e il vangelo, con dedizione, dando testimonianza con la propria vita, di conversione a Dio e della sua fede nel Signore Gesù. Il resto è nelle mani di Dio.

Il concetto mi sembra chiaro, Il Signore mi ha chiesto di mettermi al suo servizio, e questo ho fatto, i risultati ? sono opera di Dio che attraverso di me ha fatto crescere. Non cerco medaglie, mausolei, articoli sul giornale, Ho fatto ciò che dovevo per amore di chi mi ha dato la vita, mi ha amato e mi ha affidato una missione.

Cosa succederà adesso ? lo attende Gerusalemme, intuisce che lo attendono catene e tribolazioni ma è con lui lo Spirito Santo. Ma non per questo desiste, ha una missione da compiere è solo quello cio che conta. “non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purchè conduca a termine la mia corsa, e il servizio che mi fù affidato dal Signore Gesù di dare testimonianza al vangelo della Grazia di Dio.

Paolo sente che si stà compiendo qualcosa di più grande di lui, ma vi acconsente perché vi scorge il compimento del proprio cammino. Voglia il Signore che ognuno di noi, con le proprie fragilità, i propri limiti possa affidarsi in questo modo allo Spirito Santo per discernere ciò che è giusto per la diffusione del vangelo e non per la nostra gloria.

Poi il discorso prosegue con una frase profetica, “Io so” che non vedrete più il mio volto, questo annuncio provoca la frase successiva, che vuole attestare che non si è mai sottratto al dovere di annunciare il Vangelo, quindi non si sente responsabile di quanti si perderanno. Paolo non vanta frutti particolari, ma solo il dovere di non essersi sottratto all’annuncio “di tutta la volontà di Dio”. Anche in questo Paolo attesta che non si è risparmiato, ha dato tutto se stesso per Cristo.

Ora Paolo si rivolge agli anziani , esortandoli a vigilare sul gregge. E’ lo Spirito Santo che li ha costituiti custodi, non è lui che li ha eletti. E li mette in guardia, perché il gregge sarà attaccato da chi tenta di corromperli.

Il Gregge di Dio non ha recinti, non ha steccati, si deve difendere con l’amore che Gesù ha trasmesso se vuole rimanere in vita. E lui Paolo ha dato l’esempio, soprattutto con l’indipendenza che si è ottenuto lavorando per il proprio sostentamento. A volte il fatto di essere mantenuti rende obbligato verso chi ti mantiene. La Chiesa deve guardarsi sempre da dove provengono i denari con cui si finanzia. I lupi rapaci danno belle offerte, poi vengono a presentare il conto. Quello che muove la Chiesa è la gratuità prima della propria vita, poi dei beni, perché l’amore è gratuito altrimenti è prostituzione.

Quindi Paolo prima di congedarsi fa la cosa più importante, prega insieme a tutti, perché tutto deve essere messo nelle mani del Signore. E’ questa la via umile del missionario, del cristiano, di tutto coloro che si professano cristiani, soprattutto di coloro che hanno il compito di curare il gregge. Paolo è vicino ho è sempre più lontano?

Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.

Fiorello Ciaramicoli, diacono

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