ATTI DEGLI APOSTOLI CAP. 23 COMMENTO

Dal capitolo 22 fino alla fine del libro degli Atti degli Apostoli, possiamo considerare questo periodo come il periodo della Passione di Paolo.

Luca descrive questi ultimi capitoli in modo dettagliato e con dovizia di particolari con uno stile cronologico abbastanza preciso. 

Leggendo si ha l’impressione che non ci siano spunti su cui riflettere perché si è presi dall’evolversi dei fatti. 

Ma dobbiamo subito smentire questa ipotesi perché i fatti elencati ci portano a considerare che Luca si concentri sulla vicenda di Paolo per la figura che riveste, per il ruolo che svolge. 

E’ il prototipo del discepolo di Gesù, è colui che ne segue le orme, subisce ogni violenza ma non arretra di un passo. Ha un missione da compiere e nonostante tutto sembri remare contro si affida totalmente a Dio incurante che le sua azioni aggravino la sua situazione.

In questi ultimi capitoli chiamati appunto “LA PASSIONE DI PAOLO” possiamo esercitarci a ricercare le similitudini che accomunano la Passione di Paolo con la Passione di Gesù. La folla che si scaglia contro, Il Sinedrio che lo accusa di tradimento, gli schiaffi, la reazione di Paolo, la sua solitudine, l’anatema. 

In questo brano in particolare possiamo notare andando altre la cronaca, si nota in modo chiaro il disegno di Dio che lentamente prende corpo, in cui tutto e tutti sembrano partecipare. Paolo che agisce con la mitezza della colomba e l’astuzia del serpente, mettendo in campo tutta la sua umanità non tanto per salvarsi la vita ma soprattutto per portare avanti il progetto che Dio ha preparato per lui; andare a Roma.

Come nessuno ha potuto fermare Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme.

 Ma C’è anche un’altra cosa importantissima da dire, Paolo nel suo difendersi e trovare il modo di sopravvivere non smette mai di Catechizzare nella speranza di convertire qualcuno. Vedi il discorso alla folla nel cap. 2.

 Semmai gioca con le contraddizioni dei suoi avversari. Farisei e Sadducei che fanno parte del Sinedrio, sono coalizzati per condannarlo ma poi si azzuffano a motivo della Risurrezione e non trovano un accordo, perché i Farisei credono nella risurrezione, negli angeli e negli Spiriti,  mentre i Sadducei non credono alle Risurrezione ma che tutto si compie in questa vita, quindi le ricchezze che avevano, i Sadducei erano tra le persone più ricche; le consideravano un dono di Dio, e la povertà una maledizione. Tra l’altro erano anche filo romani.

Paolo infatti si presenta al Sinedrio “li chiama fratelli” come un fariseo osservante della legge.

Molto interessante è lo scontro con il Sommo Sacerdote, una perla di Luca che vuol dimostrare quanto Paolo ci tenga che la legge venga  rispettata.

 Il Sommo Sacerdote Anania, uomo ingiusto e crudele, era un delinquente, che era arrivato carcerato fino a Roma dove era stato condannato, si salvò e tornato in Giudea  ha fatto carriera fino a diventare Sommo Sacerdote, quest’uomo nel far schiaffeggiare Paolo sulla bocca fa un gesto contrario alla legge, la forte reazione di Paolo sottolinea questa ingiustizia, ma nello stesso tempo Paolo chiede scusa, perché la legge richiede che non si insulti il sommo sacerdote. Qui gli esegeti si sono sbizzarriti sul perché Paolo non avesse riconosciuto prima il sacerdote.

 Una delle ipotesi è che siccome il Sinedrio si era riunito in modo informale, il Sommo Sacerdote non aveva i segni distintivi e Paolo non lo conosceva. Altri dicono che con questo Gesto Paolo non riconosce ad Anania il la dignità di Sommo Sacerdote.

E’ comunque interessante notare che anche Gesù venne schiaffeggiato da un soldato Romano: Gesù gli rispose: «Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?»

Questo ci dice che “porgere l’altra guancia” non è per il quieto vivere, la mitezza non è da confondere con l’abbassare la testa di fronte alle ingiustizie, noi Cristiani dobbiamo essere i primi a denunciarle, e soprattutto a non farle. Porgere l’altra guancia rimane un importante gesto di umiltà che non risponde alla violenza con altra violenta.

Un’altra cosa da notare è che la reazione dei Farisei alle parole di Paolo che si presenta come un fariseo tra i farisei dichiarando il suo comportamento corretto, e la sua fede nella risurrezione, scatenando l’ira dei Sadducei,ci ricorda l’intervento di Gamaliele in difesa degli Apostoli, “ Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio! » ( At 5, 38-39). 

Il risultato di questa contesa, è il tafferuglio, e il rischio per Paolo di essere ucciso. A questo punto è inevitabile l’ intervento dei soldati romani che allontanano Paolo e lo portano nella fortezza.

Paolo è sempre più solo ma non gli manca la consolazione del suo Maestro che gli ricorda che la sua missione non è finita.

Ma i percoli per Paolo non sono finiti, il male è al lavoro e non dorme neanche di notte, una quarantina di “fondamentalisti” irriducibili Giudei si accorda per uccidere Paolo,  è un chiaro esempio di dove può arrivare il fondamentalismo. Questi uomini giurano davanti a Dio di uccidere Paolo, o di morire di fame, hanno infatti  fatto voto di non bere e mangiare fino a quando non ci fossero riusciti. (saranno morti di fame e di sete???), questi uomini danno una testimonianza di violenza disumana. Il digiuno, gesto di culto a Dio degli Ebrei e dei Cristiani, è un gesto che fa spazio all’altro non a ucciderlo. Inoltre trasmettono un idea di Dio totalmente fuorviante, il nostro Dio, il Dio di Gesù il Dio di Paolo, il nostro Dio, non uccide, semmai da la  sua vita affinché le sue creature non muoiano. Si arrogano il potere di dare la Morte ai fratelli e a loro stessi come se fossero loro i padroni della vita. Lo hanno fatto anche quando Gesù è stato condannato a morte. Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli»”.( Mt. 27,24-25)

E’ veramente una tragedia, la storia ce lo insegna, quanto ma le può fare questo tipo di atteggiamento, quando Dio viene manipolato l’uomo ha fatto e può fare disastri, e la cosa più tragica in questo episodio è che il Sinedrio che  pur sapendo e non approvando, tacitamente acconsente.

Anche il quieto vivere può fare disastri perché per paura alimenta il fuoco devastante del male.

Ma come spesso accade la potenza di Dio si manifesta nei piccoli, nelle persone “insignificanti” anonime. 

Le loro nascoste trame, non sono poi tanto nascoste perché il figlio della sorella di Paolo, probabilmente un ragazzino, è la prima volta che si parla della famiglia di Paolo, (il tribuno lo prende per mano), scopre la tresca, come non lo sappiamo, ma va subito dallo zio che comunque godeva di una certa libertà e poteva incontrare i visitatori, il quale lo invia subito al tribuno che provvede subito a far trasferire Paolo a Cesarea affinché lo giudichi il Governatore. 

Tutto gioca a favore di Paolo, anche i Romani conquistatori, spesso crudeli e violenti nel reprimere le ribellioni, sono intrappolati nei loro giochi di potere e lasciano ampio spazio all’agire di DIO. Ponzio Pilato ritiene Gesù innocente ma non può liberarlo per non attirarsi le ire degli Ebrei e se ne lava le mani. Ma da quella morte di Gesù sulla croce scaturirà qualcosa di grande che sconvolgerà il mondo.  Il Tribuno è pienamente convinto dell’innocenza di Paolo ma non può liberarlo,  perché liberarlo significherebbe condannarlo a morte, inoltre scontenterebbe i potenti di Israele rischiando sommosse, ma verrebbe anche tacciato di trascuratezza verso un cittadino romano,  e questo gli avrebbe compromesso la carriera. Insomma tutti questi calcoli umani non fanno altro che agevolare Paolo nel suo cammino verso Roma, che come vedremo sarà ancor lungo. Si è confrontato con il Popolo, con il Sinedrio, ora lo attende il confronto on il potere di Roma e con il Re fantoccio dei Giudei, fino a Cesare. Intanto in lui si avvera ciò che Gesù aveva annunciato hai suoi discepoli:

 «Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. Mc 13,9-10

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