ATTI DEGLI APOSTOLI CAP. 24 – COMMENTO

Anche in questo capitolo Luca si impegna in modo straordinario nel dettaglio. Quando Paolo camminava per le strade del mondo raramente si soffermava nei particolari, adesso in questi ultimi capitoli segue Paolo passo passo, descrive tanti piccoli particolari che quasi viene a noia.

Ma questi a mio parere sono capitoli fondamentali su cui meditare e riflettere. Quando la vita ci costringe a battute d’arresto. Quando abbiamo in testa tanti progetti, vediamo davanti chiaramente quello che dobbiamo fare e siamo pimpanti, pronti a scatenare tutte le nostre forze. Poi arriva l’imprevisto, allora pensiamo che per noi è finita. Pensiamo che si blocchi anche il nostro cammino spirituale. Pensiamo di non servire più a niente. Non è forse l’esperienza che abbiamo fatto durante il Covid ? Ho quando ci è capitato uno stop dovuto a una  malattia nostra o dei nostri familiari ? Un trasferimento improvviso ? Quante volte abbiamo pensato di non essere più utili neanche a Dio ? 

San Paolo si trova esattamente in questa situazione. San Paolo è solo, non abbiamo notizie che le comunità Cristiane preghino per lui, gli apostoli sono spariti, unico che lo soccorre è il piccolo nipote che lo avvisa del pericolo imminente dei sicari. Probabilmente solo la famiglia della sorella gli da assistenza. Non più apostolato, non più lunghe camminate per raggiungere le Comunità. Non più testimonianza ai gentili. Tutto sembra lontano.

E’ Prigioniero

Eppure è proprio questa sua esperienza, questa sua Passione, che durerà diversi anni, che ci fa capire che in ogni situazione, in ogni difficoltà, in ogni pericolo si può essere testimoni per i presenti e per le generazioni future. 

Paolo ci dice che in ogni situazione c’è una “Roma” da raggiungere. In ogni situazione c’è un disegno di Dio, una meta alla quale Dio ci ha destinati. Si tratta di rimanere ancorati alla sua Parola che rende la mente e il cuore liberi affinché riusciamo a vederla. E questo è un messaggio meraviglioso. 

Ma veniamo al brano, Paolo è stato “accolto dal governatore Felice, un Ex schiavo che grazie al fratello Pallante, segretario dell’imperatore Claudio prima, poi di Nerone e favorito di Agrippina, a ha fatto carriera. Personaggio dalla cattiva fama che otteneva quello che voleva a tutti i costi, persona violente che non esitava a usare la forza ogni volta che lo riteneva opportuno. Tacito lo definisce crudele, ingiusto e dissoluto. Dice di lui “Ricorrendo a ogni genere di crudeltà e di arbitrio esercitò con animo servile il potere regio.”

Antonio Felice si accerta della provenienza di Paolo per essere sicuro che il caso fosse di sua competenza, poi lo imprigiona e aspetta i suo i accusatori per istituire il processo. Il Governatore di Roma in questo caso rappresentava l’imperatore poteva quindi emettere la sentenza, ma non fu proprio cosi.

Arrivano gli accusatori di Paolo, arriva Anania il Sommo Sacerdote con alcuni anziani  e si portano dietro anche una specie di azzeccagarbugli,  avvocato di nome Tertullo, probabilmente un principe del foro di Gerusalemme, per sua conoscenza delle leggi ebraiche e di quelle romane.

Il suo ruolo è quello di portare false accusare e confondere il Governatore affinché condanni Paolo.

Inizia il discorso incensando il Governatore con grandi lodi e complimenti parla di una inesistente grande pace donata da Felice, forse parla della Pax Romana, che è una pseudo pace. Sicuramente per aver massacrato gli zeloti. Dopo aver incensato il Governatore, comincia con l’accusare Paolo accatastando una menzogna sull’altra , chiama Paolo provocatore, peste, sedizioso che sobilla tutto il mondo, profanatore del Tempio, capo della setta dei nazorei. La strategia di Tertullo è quella di far passa re Paolo per un sobillatore di folle che mette in pericolo l’ordine stabilito fa Felice. Il tutto confermato da Anania e i sacerdoti che gli fanno la clap. Anche Gesù vennero fatte le stesse accuse.

Luca 23

Gesù davanti a Pilato

23 Tutta l’assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re». Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest’uomo». Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui».

Paolo non ci mette molto a smontare tutte le accuse raccontando la verità, con la pacatezza di che è nel giusto pur non potendo portare le prove di quanto asserisce. Anche perché sono assenti proprio quei Giudei dell’Asia che lo trovarono nel Tempio e lo accusarono falsamente di indridurvi uno straniero.

Cosa che non possono fare , i suoi accusatori , è difficile provare la falsità. Paolo più che una difesa ancora una volta fa una catechesi. Ricorda che il Dio che serve è il Dio dei padri di Israele, lo stesso Dio dei suoi accusatori, che segue la “via” che non è una setta, in quel periodo i Cristiani di Gerusalemme vivevano in pace con i Giudei, pregavano insieme nel tempio e seguivano le norme e la legge di Mosè. Anche Paolo giunto a Gerusalemme da terre straniere si reca al tempio per la purificazione e il taglio dei capelli. 

Poi Paolo afferma che tutto ciò è scoppiato a causa della sua testimonianza sulla risurrezione.

Nella difesa di Paolo, nella sua esposizione c’è il pensiero di Luca, la sua teologia, Il Cristianesimo è una via che passa all’interno del Giudaismo, che non rinnega ne la Thorà ne i Profeti, ed è animata dalla speranza della Risurrezione.

“Adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti.  Da ciò deriva il suo comportamento che è o dovrebbe essere quello di un osservante : custodire pura la coscienza, fare le elemosine, offrire i sacrifici al Tempio e compiere i riti di purificazione”.

Quale minaccia può venire da un uomo che si comporta in questo modo ?

Il Governatore che era un uomo violento e prepotente ma non era uno stupido, capisce che quest’uomo non può essere condannato, conosce bene la situazione a Gerusalemme, ma non se la sente di liberarlo, allora rinvia la seduta perché sulla vicenda, dice di voler sentire sentire Lisia il tribuno che aveva sottratto Paolo alla furia dei Giudei e lo aveva arrestato. Tra l’altro la sua lettera parla delle minacce contro Paolo non il contrario.

Quindi congeda il sommo sacerdote e gli anziani e fa imprigionare Paolo.

Inizia per Paolo una logorante attesa, Felice che ora  troviamo accompagnato da Drusilla, sua moglie che ha una storia abbastanza complessa, è figlia del Re Agrippa I, uccisore di Giacomo, aveva lasciato il primo marito, con l’aiuto di Felice e di alcuni maghi, per sposare Felice,   non accelera la fine del processo perché vuole del denaro da Paolo, ma Paolo non viene a patti con il potere corrotto, nel frattempo si intrattiene con lui e conversa volentieri. Paolo è un missionario vive di Cristo e non può far altro che testimoniarlo. Infatti con Festo parla delle cose di Dio, della verità che sta dietro la sua testimonianza, parla di Giustizia, continenza e giudizio futuro. 

Qui Felice si sente toccato nel vivo, ha paura. Si potrebbe dire che è a un passo dalla salvezza, le parole di Paolo non lo lasciano indifferente, ma la sua vita è troppo ancorata all’interesse per il denaro e soffoca il buon seme che Paolo sta seminando. (parabola del Seminatore). Questo brano ci ricorda anche  il dialogo tra Giovanni il Battista ed Erode. Tra Gesù e Pilato. Mc 6,17-20 Gv 19,10-11

Questo ci fa capire chi sono veramente i prigionieri. Pilato, Erode e lo stesso Felice sono prigionieri del potere che li attira e li sommerge e mentre il Giusto apparentemente soccombe alla fragilità del potere, in realtà trionfa perché è rimasto libero.

 C’è sicuramente tanto da meditare. 

Felice non cederà neanche quando sarà sostituito, lascerà il prigioniero in eredità al nuovo Governatore, Porcio Festo. Si dice per fare un atto di benevolenza verso i Giudei. Ancora una volta la giustizia degli uomini si fa fregare dall’opportunismo.

Mc 6

 17Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. 18Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». 19Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.

Gv 19

10 Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11 Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».

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