Galati 2,1-10 COMMENTO

In questo piccolo brano sono condensati due importantissimi argomenti ai quali Paolo tiene in modo particolare.  L’accettazione del suo Vangelo da parte della Chiesa madre di Gerusalemme e di conseguenza la questione del rispetto delle culture diverse da quella Ebraica.

Queste problematiche non sono di semplice soluzione  e non sono da trattare in modo superficiale. 

Soprattutto bisogna sgombrare il campo da una mentalità colpevolizzante verso il popolo Ebraico, che è e comunque rimane il popolo prescelto da Dio per manifestare la sua presenza tra gli uomini.

 Dico questo perché in nome di Dio e per  “difendere Dio”  sono state commesse cose a dir poco ignobili, prima dall’una e poi dall’altra parte, che hanno causato fratture e incomprensioni che si protraggono fino ad oggi, venendo meno al principio fondamentale che l’uomo, qualsiasi uomo è creatura di Dio e ogni volta che con violenza si colpisce un uomo si colpisce Dio.

 Questo per noi Cristiani è fondamentale perché ogni volta che uccidiamo, offendiamo  e scartiamo un uomo, inchiodiamo ancora Gesù sulla Croce.

Ma veniamo al brano, dopo quattordici anni Paolo si reca a Gerusalemme, già qui ci sono i primi interrogativi, in questi quattordici anni ci sono compresi anche i primi tre anni dei quali Paolo parla nel Cap. 1,18 oppure no ? Molti esegeti propendono per i 14 anni compresi i tre che vanno dalla conversione alla prima visita a Gerusalemme.  

Ma al di là delle ipotesi che ci interessano sicuramente, ma penso ci interessino di più le motivazioni di questa visita.

 Paolo che ormai ha avviato la sua missione ed ha fondato delle comunità sullo slancio del mandato datogli da Dio stesso attraverso  Gesù risorto, sente il bisogno di confrontarsi con la Chiesa madre di Gerusalemme. Paolo è encomiabile in questo, non vuole una rottura tra la Chiesa madre sorta a Gerusalemme avvolta e inglobata nella tradizione Giudaica, dalla quale provengono gli apostoli e lo stesso Gesù e le Chiese sorte tra i pagani che hanno accolto l’annuncio liberante della Parola che si fa carne attraverso Gesù risorto. 

Paolo tende comunque a precisare che non è stato chiamato o convocato da nessuno dei responsabili della Chiesa di Gerusalemme, ma per una visione. (illuminazione interiore del Signore ?) ancora una volta Paolo vuole affermare la sua completa autonomia che non si fa condizionare dagli uomini ma che ubbidisce solo a chi lo ha inviato, Dio Padre.

 Quindi la sua visita ha Gerusalemme è molto importante e complessa perché anche se il messaggio del vangelo della Chiesa di Gerusalemme e quello predicato da Paolo hanno una base comune però è normale che ci siano delle differenze. 

Paolo predicando ai pagani ha dovuto fare un discernimento: esempio, Nel vangelo di Cristo quali sono gli elementi essenziali? Quali elementi della tradizione ebraica sono necessariamente legati al Vangelo? Quali invece si possono omettere senza tradire la sua originalità? pensate quanto questo possa essere difficile per un Ebreo, come Paolo che era cresciuto a pane e Thorà. Però è anche vero che Paolo aveva avuto la rivelazione del mistero di Cristo da lui stesso e da questo si faceva guidare. 

Questo fatto, in se determinante, mise Paolo nella condizione di capire che la predicazione ai gentili, ai pagani, non portasse assolutamente a snaturare il vangelo di Cristo ma ad approfondire e sviscerare il messaggio principale in una visione più lucida e profonda liberandolo da un attaccamento eccessivo alla tradizione ebraica. 

L’esistenza però di due forme di predicazione del vangelo e quindi di due modI di vivere nella Chiesa avrebbe causato seri problemi per questo era indispensabile una spiegazione fra gli apostoli.  I Galati devono capire bene e non devono avere più dubbi, che la salvezza viene dalla Grazia di Cristo e non dall’osservanza della legge.

Pensare che proprio le lettere di dell’incolpevole San Paolo, in modo particolare la lettera ai Romani, è stata all’origine della separazione tra i cattolici e i cristiani della riforma, o meglio , il motivo scatenante era la corruzione diffusa ai vertici della Chiesa, sottolineata da Lutero, ma ciò che ha portato alla rottura definitiva sono state divergenze teologiche più profonde, prendendo come spunto appunto la lettera ai Romani.

Ma questa è un’altra storia.

 Quello che conta ora è che è importante conservare l’unità. Il Vangelo di Gesù non può creare divisioni proprio nel suo nascere, con il rischio che comporta una divisione.

 Il rischio cioè di causare confusione e fratture nelle membra ancora fragili della Chiesa nascente. 

Come afferma Paolo “con il rischio di aver corso invano”.  Nonostante i venti contrari, che Paolo sembra affrontare a muso duro, “ad essi però non cedemmo…” Il riferimento a Tito è importantissimo, se per qualsiasi motivo inerente al. Rispetto della legge, lo avesse fatto circoncidere, sarebbe stato un grande gesto di debolezza che avrebbe gettato nella confusione i pagani, dato che Tito non era ebreo.

 lo Spirito Santo lavora e Paolo descrive l’incontro  con i notabili, le colonne della Chiesa Gerosolimitana, molto positivamente perché insieme approvano la missione alla quale Paolo è stato chiamato e a riprova di ciò, Giacomo, Pietro e Giovanni danno a Paolo la destra in segno di comunione. L’unità esiste.  Paolo può con la benedizione della Chiesa Madre diffondere il vangelo tra i Gentili e Pietro e Giacomo tra i circoncisi. Questo comunque non contempla ruoli nettamente distinti, sappiamo bene che è Pietro che va da Cornelio ad annunciare il Vangelo mangia con lui e la sua famiglia. Paolo in ogni città che visita entra prima nelle sinagoghe e annuncia il vangelo. Emblematico sarà lo scontro di Paolo con Pietro ad Antiochia che commenteremo la prossima volta. L’annuncio va fatto a chiunque e da chiunque ha ricevuto il mandato purchè vengano rispettate le tradizioni e l’unità della Chiesa. 

Se Paolo avesse lasciato rallentarsi i legami del suo ministero con quello degli altri apostoli al punto da separarsene, tutta la sua opera sarebbe stata rovinata, perché la predicazione della verità è costruzione dell’Unità, che non richiede uniformità sia ben chiaro, ma che non deve impedire con sovrastrutture, incomprensibili per altre civiltà, la propagazione del Vangelo. Questo tema è attualissimo, pensiamo solo ai problemi sollevati con il Sinodo per l’Amazzonia, riporto una piccola parte del documento finale:  Solo una Chiesa missionaria inserita e inculturata porterà alla nascita di Chiese particolari autoctone, dal volto e dal cuore amazzonici, radicate nelle culture e nelle tradizioni proprie dei popoli, unite nella stessa fede in Cristo e diverse nel loro modo di viverla, esprimerla e celebrarla.

Si pensi alle Chiese Africane, Cinesi. Possiamo imporre i nostri usi e le nostre tradizioni ? la nostra cultura, la nostra civiltà ? o non dobbiamo trasmettere loro che c’è un Dio che ama tutti allo stesso modo ? Che c’è un Dio che si fa figlio che muore sulla croce per tutti ? e che poi risorge perché siamo un popolo di salvati ? 

“La chiesa è una, come il suo Signore e il Vangelo; ma questa unità non è uniformità o abolizione di diversità, bensì accettazione di esse come luogo di comunione e somiglianza con Lui” (Fausti)

Ed è bella e importante l’attenzione ai poveri di Gerusalemme. San Paolo ricorderà più volte la colletta per Gerusalemme (Rm 15,26 1Cor.16,1ss;2Cor8-9. In Atti è ricordata ai cap. 11,29s ;12,25; c4,17). Questo passaggio è fondamentale  per l’unità della Chiesa, perché alla fine contano i fatti , per Paolo è un servizio ai santi, un servizio dai quali viene la salvezza.

 La Carità, l’attenzione verso i poveri è un collante straordinario perché rivela l’onestà del cuore di Paolo e delle comunità che poi faranno la colletta.

La Carità è la più alta manifestazione della fede in Dio Padre e nel suo figlio Gesù Cristo. E’ la manifestazione dell’amore ricevuto che si riversa sui poveri.

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