Biblico: Luca 6,1-6

In questo brano che ci accingiamo a meditare e riflettere, su due argomenti fondamentali il primo che concluderà le controversie che Gesù si trova ad affrontare con gli Scribi e i Farisei, cultori della legge, il secondo è la chiamata dei dodici apostoli.

 Non mancheremo anche di sottolineare il rapporto di Gesù con la preghiera, momento fondamentale per il discernimento.

La questione del sabato è un argomento importantissimo, dicevamo, per la comprensione dei rapporti così tesi e aspri tra Gesù, gli Scribi e i Farisei. E’ un precetto fondamentale nel giudaismo, che costituì un problema scottante anche per la Chiesa primitiva, composta in prevalenza da giudeocristiani.

Il sabato è il giorno del riposo di Dio al termine della creazione, è il giorno in cui Dio ammira l’opera delle sue mani e afferma che è cosa buona, dopo la creazione di Adamo ed Eva dirà che è cosa molto buona. 

È importante quindi che la legge preveda che al riposo di Dio corrisponda anche il riposo dell’uomo. Riposo attivo perché si esclude ogni lavoro per lasciar posto alla preghiera e alla lode a Dio.

 Questo riposo era talmente importante che per alcune trasgressioni era prevista la condanna a morte.

La regolamentazione era molto minuziosa e dettagliata tanto che era più la paura di trasgredire che la gioia di passare il tempo a pregare e lodare Dio.

 Abbiamo già visto nei brani precedenti, le difficoltà dei Farisei di accettare gli interventi innovativi di Gesù, la situazione si aggrava nel momento in cui Gesù mette mano a una revisione dell’importanza del sabato quale giorno dedicato al riposo.

 L’occasione si presenta in una tappa di trasferimento che compiono Gesù e i discepoli.

Infatti, lungo il cammino un giorno di sabato, i discepoli attraversando un campo di Grano raccolgono delle spighe le strofinano tra le mani per pulire la pula dai chicchi di grano e mangiarli.

La cosa grave non è tanto il fatto di mangiare i chicchi, anzi la legge imponeva ai mietitori di lasciare sempre delle spighe sul campo per permettere ai viandanti di nutrirsi; (Libro di Rut) il gesto grave che compiono i discepoli è proprio quello di stropicciare le spighe tra le mani, perché  era considerato un lavoro, il sabato tassativamente proibito lavorare.

A questa accusa Gesù risponde ricordando che anche Davide, per necessità mangiò i pani sacri e ne diede ai suoi soldati. (1 Sam.21)

Un altro Sabato Gesù compie un altro atto che causa un’altra polemica con i Farisei.

Gesù entra nella Sinagoga e si mette a insegnare, c’ era li un uomo dalla mano inaridita, una mano cioè atrofizzata che l’uomo non poteva usare, quest’uomo è notato da Gesù che gli chiede di mettersi in mezzo alla sala, come a significare che l’uomo, specialmente l’uomo bisognoso è al centro del Cuore di Dio.

La mano è l’esecutore materiale delle azioni comandate dal cuore, ma se la mano è atrofizzata non può compiere nessuna azione anche se riguarda un’azione necessaria.

 Gesù sottolinea con forza questo fatto, e premette il gesto di guarigione sottolineandolo con una domanda fondamentale “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». La legge usata male può veramente diventare come quella mano inaridita che per clausola legislativa non permette di operare il bene quando la necessità lo impone.

Gesù cerca con lo sguardo una reazione sui presenti che rimangono ammutoliti.

 Al comando di Gesù la mano dell’uomo guarisce.

E’ un miracolo non richiesto dal diretto interessato, ma questo fatto serve a Gesù per saggiare il grado di comprensione dei presenti, che infatti vedono il puntino nero ma non vedono il foglio bianco.

Sono talmente infuriati per la trasgressione del sabato che non si accorgono che hanno li presente il Signore del sabato. 

Infatti, Gesù nel ricordare ai presenti che se Davide ha potuto mangiare i pani sacri in un momento di necessità e darne ai compagni, tanto più  Gesù che è figlio di Dio e figlio dell’Uomo può rivendicare la sua sovranità non solo nel riposo sabbatico ma su tutta la legge di Mosè.

 L’opera di Gesù non dobbiamo vederla come una trasgressione, sono episodi che ci fanno capire Gesù sta dando compimento alla legge, che deve servire al bene dell’uomo e non deve impedire il nuovo corso che è la via dell’amore.

La legge non genera l’amore ma l’amore può generale la legge, stili di vita cioè regolati sulla libertà di ogni individuo nel rispetto delle esigenze di tutti, del bene comune.            

Dopo questa discussione Gesù sale sul monte a pregare. Gesù insegna uno stile di vita anche per noi, che può portare la luce nel buio della notte delle nostre vite, l’importanza cioè della preghiera, Gesù pregò tutta la notte prima di scegliere coloro che sarebbero stati il simbolo, le colonne della Chiesa, la chiesa apostolica.

 Gesù prega di notte, come a voler rischiarare le tenebre della sua luce. Prima della scelta anche nelle nostre vite c’è il buio che non è altro che mancanza di luce, perché la luce esiste anche in natura, il buio no, non esiste. Esiste la luce perché c’è il sole, è cosa certa, ma non esiste il buio, non c’è un astro che crea la notte, c’è il solo che si allontana per poi ritornare. Così nella nostra vita, c’è il buio, ma ciò che è reale è la luce di Cristo, possiamo dire che se ci facciamo illuminare dalla luce di Cristo, il buio non esiste, quando c’è è perché c’è un’assenza, l’assenza della luce. La preghiera ci aiuta a squarciare il buio della notte, a rompere le barriere, i muri per poi fare scelte secondo la volontà di Dio.

E’ proprio quello che farà Gesù il mattino, dopo aver passato la notte in preghiera.

E’ pronto a chiamare dal gruppo dei discepoli, dodici uomini, come dodici erano i patriarchi di Israele, per dare continuità costruendo sulle radici dell’antico popolo dell’alleanza.

I dodici sono persone comuni, scelti non per la loro intelligenza, o per la loro cultura, ma per un disegno di Dio che si disvelerà nel tempo. Intanto c’è nel loro cuore il desiderio grande di seguire il Maestro.

È importante che gli apostoli siano dodici, infatti quando Giuda finirà il suo cammino, il suo posto sarà preso da Mattia. Un discepolo del seguito di Gesù.

Ma ci chiediamo: Gesù ha sbagliato discernimento nel chiamare Giuda tra i dodici?  Non aveva pregato bene? NO ! Giuda è e rimarrà sempre uno dei 12 è impresso nei vangeli e nessuno può cancellarlo, toglierlo dalla lista.  ma la vicenda di Giuda non si può liquidare come di quello che ha tradito Gesù. Giuda ci ricorda che la Chiesa santa e peccatrice, fragile fino dove il tradimento è sempre in agguato.  Monito per tutti noi quando coni nostri atteggiamenti ci mettiamo a giocare a fare Dio, credendoci bravi e perfettini, salvo poi scoprire poi che siamo comuni mortali, che, come Caino, abbiamo ucciso il fratello, magari a parole, e non ci sentiamo responsabili.

Giuda è un nostro fratello che non ha creduto nella possibilità del perdono di Dio.

Pietro al contrario anche lui traditore non ha distolto lo sguardo da Gesù e si è salvato.

È importante anche la collocazione di Luca della chiamata dei dodici, perché dopo questo brano avremo il discorso della Pianura, che altri evangelisti collocano sul monte e sarà chiamato il Discorso della Montagna. >ci saranno tre tipi di ascoltatori: Gli apostoli, i discepoli e la folla.

Luca ci ricorda con questa descrizione la discesa di Mosè dal monte Sinai con le tavole della legge.

Gesù scende dal monte per fare il discorso della Pianura, ho il vangelo delle beatitudini, svela cioè le caratteristiche del discepolo, che sono le caratteristiche del maestro, doveva farlo alla presenza di coloro che per primi sarebbero stati i portatori del suo vangelo a tutti i popoli.

  • Nov 03, 2022 
  • di  P. Osorio Citora Afonso IMC 
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