Vangelo secondo Luca 6,17-26 Commento
Dopo aver costituito il gruppo dei dodici Gesù scende dal monte dove lo aspetta una gran moltitudine di gente.
Gente di ogni tipo, la notizia si è sparsa, come un flash mob, c’è tanta gente disperata in giro, basta una voce, un sussurro che genera una qualche speranza e la gente accorre.
Ci sono tre tipi di ascoltatori davanti a Gesù, ci sono i dodici che rappresentano le fondamenta della nuova Chiesa, ci sono i discepoli che condividono il cammino con Gesù più o meno fedeli alla sua predicazione, poi c’è la folla, una folla di poveri, gente disperata, che non ha niente, insieme probabilmente ad alcuni ricchi benestanti che venivano a curiosare.
Gesù si accinge a parlare, è un discorso unico che viene percepito in diversi modi, anzi possiamo dire che il discorso di Gesù deve essere percepito a seconda del tipo di ascoltatori.
Il luogo, la location è la pianura, Gesù non li sovrasta, sta in mezzo a loro, anzi alza lo sguardo verso di loro, uno sguardo che parte dal basso, Gesù non parla dall’alto della sua regalità ma dal basso della sua povertà e della sua umiltà.
Matteo invece sceglie il monte, egli consegna il suo vangelo a una comunità di provenienza giudea, gli interessava mettere in evidenza il riferimento a Mosè e alla legge consegnata sul monte.
Luca invece scrive il vangelo per i cristiani provenienti dal mondo ellenico, non occorrono riferimenti che aggancino il primo testamento anche se Luca ci indica una discesa.
Anche noi quando parliamo con i poveri dobbiamo stare attenti a non salire in cattedra e pontificare, non saremo credibili.
Gesù alza lo sguardo verso la folla e proclama uno dei più bei discorsi del Vangelo di Luca. “Le beatitudini” che diventerà il discorso programmatico, la magna carta del cristiano che, come vedremo in seguito, occuperà tutto il capitolo 6. Questi versetti sono strettamente legati al magnificat, alle parole di Gesù pronunciate nella sinagoga di Nazaret, sintetizzate nel Padre Nostro. E’ un programma di vita che non riguarda solo il futuro, l’aldilà e tiene l’individuo immobile, fermo privo di ogni sussulto verso le ingiustizie, le emarginazioni di questo mondo. E’ una costituzione, è un programma per il presente e per il futuro, da realizzare nel tempo, senza perdere tempo, c’è di mezzo la povertà la fame il pianto delle creature.
Il brano contiene quattro beatitudini e quattro guai in cui si contrappongono i poveri e i ricchi, coloro che mangiano e coloro che hanno fame, coloro che piangono e coloro che ridono, coloro che vengono odiati per la fede e coloro che adulati per la loro ambiguità, adulati perché sanno barcamenarsi senza fare una scelta di campo.
Il beati voi e guai a voi è diretto proprio a coloro che sono li davanti a Gesù che lo ascoltano, a quel voi nessuno può sfuggire neanche noi possiamo sfuggirgli, perché è per noi oggi e ogni volta che ascoltiamo queste parole.
L’essere beati non significa non vedere la realtà, illudendo i poveri e gli emarginati che prima o poi saranno liberati senza lottare, per questo la Chiesa è stata accusata di essere l’oppio dei popoli perché tutto ciò avrebbe addormentato le masse. Ma Beati vuol dire essere felici, andare dritti, camminare, andare avanti, progredire.
Mentre i Guai, non sono una condanna definitiva, ma un ahimè, sono dei lamenti su coloro che sono senza futuro perché , o meglio degli inviti forti e drammatici alla conversione. Come a dire che per tutti c’è la speranza.
Ora possiamo a prima vista pensare che il discorso di Gesù sia fuori luogo, provate a dire a un padre di famiglia che non riesce a dar da mangiare ai propri figli che è beato, non so se vi lascia il tempo di tagliare la corda alla svelta.
La beatitudine infatti non sta nella povertà in se , o nel pianto, o nella fame,.
La povertà benedetta da Gesù non implica una situazione economica di miseria, ma presuppone la consapevolezza della propria fragilità e indigenza, e pertanto la disponibilità ad accogliere i doni di Dio, portati dal suo Inviato, questo risalta più in MATTEO. “BEATI I POVERI IN SPIRITO”
Gesù però fa una scelta di campo chiara e definitiva, il Regno di Dio è dei poveri, e qui Luca fa un riferimento specifico ad un tipo di povertà che è fame e pianto.
La traduzione dal greco ci dice anche la radicalità di questa parola che deriva da ptocoi – pitocchi. Ai tempi di Gesù c’erano tre tipi di persone: i ricchi che non avevano bisogno di lavorare, coloro che vivevano del loro lavoro, e i pitocchi i più poveri, coloro che il mangiare non dipendeva dalla loro volontà ma da quanto riuscivano a raggranellare con l’elemosina. Sono poveri veri, mancanti di ogni cosa, scelti da Dio per il suo Regno. La Treccani lo traduce come Mendicante, povero accattone. Ma anche tirchio, attaccato al denaro.
Geù quindi come dicevamo fa una scelta di campo, e non può che dire beati coloro che sono poveri, affamanti, sono nel pianto perché soffrono e sono sfruttati, derisi, sa che deve esserci una svolta nella loro vita che inizia ora perché Gesù annuncia che è finito quel tempo, stanno accadendo cose nuove, una nuova via è stata aperta, l’avvento del Regno di Dio dove ogni lacrima sarà asciugata dal suo Amore.
In questo Regno non c’è posto per gli epuloni di questo mondo che non si accorgono dei tanti lazzari che sostano alla loro porta o ai piedi della loro tavola imbandita a raccattare qualche briciola che inavvertitamente cade dalla loro mensa.
Può dire Gesù beati i ricchi? Può oggi la Chiesa adulare chi ha fatto fortuna magari sfruttando la povera gente ? Emarginare chi non ce l’ha fatta? se lo fa non è la Chiesa di Cristo.
Ma “Il futuro di sazietà promesso è contrapposto al presente di povertà, di fame di pianto, quindi si crea uno spazio per agire.
E’ il campo di libertà e di responsabilità di chi si impegna, in favore dei poveri, in obbedienza a Gesù che per primo lo ha fatto.
E’ un tempo intermedio che constatiamo pieno di povertà, fame e pianto, è il luogo in cui il credente è chiamato a esercitare la misericordia come Gesù.
E’ su questa terra che si getta il seme dell’albero del Regno. E’ il presente lo spazio dell’impegno di fede del credente, che ascolta e fa la Parola.
Le Beatitudini di Luca, come quelle di Matteo, (ne elenca 8) più dettagliate se vogliamo, sono il vero volto di Cristo a cui devono fare riferimento gli Apostoli in primis perché quel volto e il suo messaggio devono diffonderlo in ogni angolo, in ogni anfratto di questo mondo.
E soprattutto a loro è dato il mandato di dare pane e speranza a quella moltitudine di disperati, compito anche dei loro successori e dei discepoli di tutti i tempi. “Date voi stessi loro da mangiare” “fate questo in memoria di me” “quello che ho fatto io fatelo anche voi” mi chiedo cosa ci sfugge di tutto questo.
Perché anche noi dobbiamo continuare l’opera di Cristo, prendendoci carico di ogni fratello che soffre, di tutti i pitocchi di questo mondo, affinché tocchino con mano concretamente il Regno di Dio .
Oggi il mondo che vediamo intorno a noi ci lascia perplessi, i grandi numeri ci dicono che il Regno di Dio ci sembra lontano, se guardiamo alle risorse di questo mondo si dice che potrebbero sfamare 10 miliardi di individui, oggi siamo tra i 7 e gli 8 miliardi; eppure, c’è chi si ingrassa e chi muore di fame.
Quindi l’impegno che il Signore ci ha affidato è sempre più importante e gravoso, e se vogliamo anche pericoloso in virtù della quarta beatitudine rivolta specialmente agli apostoli e ai discepoli, “beati voi quando gli uomini vi odieranno ecc.ecc…..”. Per realizzare il sogno di Gesù c’è una lotta da fare con le armi che il Signore ci ha donato, le armi dell’amore che sono la misericordia e il perdono coniugate con la giustizia, perché coloro che perseguono solo lo scopo di arricchirsi e accumulare fregandosene dei più poveri, si opporranno anche con la violenza, proprio come è successo a Gesù, come è successo ai profeti, i veri profeti, hai quali Gesù fa riferimento. Qui più che nelle altre beatitudini si rintraccia la felicità che sta non nelle sofferenze in se ma nell’essere conformati a Cristo.
PREGHIERA
Signore tu ci doni un programma di vita che ci sembra difficile da attuare, ma sappiamo che solo tu sei via, verità e vita. Sé vogliamo gustare e vivere la beatitudine del tuo Regno, che è di gran lunga più bello di tutte le bellezze di questo mondo, allora aiutaci a conformarci a Te, ed avremo il coraggio e la temerarietà di chi sa scegliere la via della misericordia, della giustizia e dell’Amore. Amen