Biblico Luca 7, 18-35

LUCA 7,18-35 COMMENTO

Luca sospende L’azione salvifica di Gesù  per le strade della Palestina, perché è iniziata un inchiesta: c’è da chiarire un dubbio che attanaglia il più grande e ultimo dei profeti, Giovanni Battista.

Un dubbio che attraversa la storia dell’uomo che nonostante la chiarezza delle risposte di Cristo, ancora permane prepotentemente nel cuore dei credenti.

 E non riguarda solo il popolo Ebraico che ancora attende il messia. Giovanni è  in prigione tra le grinfie di Erode a causa di Erodiade sua moglie e moglie di di suo fratello. Nel carcere gli giunge la fama e l’attività di Gesù. Ma Giovanni sente che tutto ciò non corrisponde a quello che lui si aspettata e annunciava : *Diceva dunque  Giovanni alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire al giudizio imminente? *Fate dunque frutti che dimostrino il cambiamento! Non ingannatevi col dire: Abbiamo per padre Abramo! Vi assicuro che Dio può suscitare figli di Abramo anche da queste pietre. *Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero che non fa buoni frutti si taglia e si getta nel fuoco. 

Il dubbio lo assale, Giovanni aspettava come tutto Israele, un Messia più forte un giudice tremendo, che spazzasse l’aia del mondo corrotto per dare inizio a un mondo nuovo.

 E’ un attesa e un desiderio che coinvolge anche noi tutte le volte che subiamo un torto, che assistiamo a ingiustizie, assistiamo a atrocità di ogni genere. Quanto vorremmo che Dio intervenisse e spazzasse via tutto il marcio che c’è nel mondo !! Ma poi se ci riflettiamo. Dove è il limite ? dove porre l’asticella ? fin qui si ? più in su no!!!!?.

 Giovanni è in prigione ma probabilmente gode di una certa libertà, i suoi discepoli possono visitarlo, gli portano notizie, e quello che sente dire di Gesù lo rende dubbioso. Inizia dunque un inchiesta la prima di tre  che Luca ci presenta in questo brano una di Giovanni due di Gesù.

 La prima  inizia con una domanda che i discepoli di Giovanni fanno a nome suo a Gesù : “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro ?” La risposta di Gesù non è un lungo discorso di difesa, un arringa ad effetto, fumosa e vuota, come a volte siamo abituati a sentire.

 La risposta di Gesù è una descrizione dei fatti, di ciò che accade al suo passaggio, e della fede di coloro che lo accolgono. La sua risposta ripercorre le parole che ha pronunciato nella sinagoga di Nazaret, il discorso sulle beatitudini e su come realizzarle dando indicazioni a tutti i cristiani di quel mondo e di questo mondo, il nostro.

 Sulla sua bocca la Parola prende forma e concretezza, è un vangelo che cambia la vita di chi  lo fa suo, dice a Giovanni e a tutti noi, non scandalizzatevi ma abbiate fede in me.

 Perché può scandalizzare la via che ci indica Gesù che  è quella che passa attraverso il male del mondo per distruggerlo certo ma senza distruggere l’uomo. Non è l’azione di un supereroe ma di un Messia crocifisso per amore.

Parte da un principio che è di perdono e misericordia, dare a tutti cioè ma proprio a tutti la possibilità di salvarsi. Anche agli scribi e Farisei, che sono andati da Giovanni non per ascoltarlo e pentirsi ma per spiarlo e condannarlo vanificando per loro l’azione di Dio.

E’ una via non facile da comprendere perché si ha la sensazione che tutto rimanga esattamente come è ma non è così perché se la Parola ti tocca il cuore il tuo cuore cambia, la vita cambia. “Il vangelo non ci fornisce un contenuto, ma ci fa qualcosa” “agisce in noi” .Se ci riflettiamo bene, anche a noi ha lasciato qualcosa e sta lasciando qualcosa. A me che cercavo di essere amato, mi ha fatto capire che intanto devo imparare ad amare.   la sua risposta è l’unica, valida fino alla fine del mondo, quando il cammino che Gesù ha aperto sarà compiuto e il regno di Dio si sarà insediato definitivamente.

Dopo aver risposto a Giovanni è Gesù stesso che imposta  una seconda inchiesta, chi è Giovanni e che ruolo ha nell’economia della salvezza ? per questo fa delle domande alla folla che lo stava ad ascoltare. Chi siede andati a vedere nel deserto? E’ importante dare credibilità a Giovanni, perché lui è veramente un profeta.

Il più grande perché è  l’ultimo,  è colui che annuncia in diretta l’arrivo del Messia rivelato da tutti i profeti. E’ con lui si realizza il sogno di Israele.

E la sua credibilità sta anche nel modo come vive e si presenta, è un uomo che sa chi è e quello che deve fare, ha una granitica statura morale, vive dell’essenziale.

 Non è di quegli uomini che, come canne al vento, si piegano a seconda di dove tira il vento per rimanere sempre e comunque in piedi, ma la sua azione è forte e potente è il vero servo di Dio che denuncia a nome suo il peccato dei potenti e del popolo, non ha caso passerà dal deserto al carcere.

 Gesù ammira molto Giovanni e lo manifesta, questo è importantissimo perché le loro vite sono legate. La verità della sua manifestazione passa dalla verità di chi lo annuncia. Dopo di lui tacerà per sempre la voce, perché è risuonata la parola definitiva.

 E nel manifestare la sua grandezza, ne sottolinea e nello stesso tempo ne ridimensiona la sua figura nell’inserirlo nella nuova via, in quel regno dove prima non c’era posto ma che adesso si rompono tutti gli ostacoli per far si che vi entrino i più piccoli, i più fragili, tutti coloro che lo hanno accolto. Considerando che Gesù proprio lui si è fatto piccolo tra i piccoli, povero tra i poveri, il primogenito di molti.

Regno dove la grandezza di un uomo si misura nella sua capacità di essere piccolo e umile a somiglianza di Gesù.

 Per questo Giovanni vive un dramma, una rottura perché si stacca dal passato per proiettarsi verso il futuro che lui stesso annuncia nella persona del Messia, ma si stacca anche dal futuro perché questa è una novità tale che fa fatica a comprendere, il più piccolo del Regno è più grande di lui, perché è cambiata l’unità di misura.  Attraverso Gesù si passa infatti dalla realtà umana di figli nati da donna alla realtà divina, di Figli di Dio. Infatti in contraddizione con lo stesso Battista che annunciava un messia forte e grande, le caratteristiche di Gesù saranno la piccolezza e la debolezza.

Tutto questo ci introduce alla terza inchiesta, anche questa fatta da Gesù, sotto esame ci sono i farisei, che non accettano l’annuncio di Giovanni, ma lo accettano i pubblicani e i peccatori. Questa generazione è infatti quella dei Farisei e degli Scribi che sono contrari alla predicazione di Giovanni, si sentono giusti e non hanno bisogno di conversione.

 Non hanno bisogno di chiedere perdono a Dio perché si sentono perfetti, giudicano Giovanni un folle perché vive nel deserto e mangia le locuste, Giudicano Gesù un mangione e un beone perché mangia e beve con i suoi discepoli e non digiuna.

Bellissima la parabola dei fanciulli narrata da Gesù che paragona gli scribi e i farisei a dei bambini litigiosi che sono contrari a quello che gli viene proposto per puro spirito di contraddizione, e facendo questo si tagliano fuori dal regno di Dio.

In realtà chi non accetta, il lutto, cioè la conversione e la sobrietà proposta dal Battista, e non si riconosce peccatore, non può partecipare alla danza dello sposo e non può partecipare al banchetto nunziale.

Ma il popolo peccatore e bisognoso di salvezza accetta la conversione del Battista e la festa del perdono di Gesù. Sono questi sono i figli che rendono giustizia alla Sapienza che poi è lo stesso Gesù.

PREGHIERA

Scenda nel nostro cuore la tua Parola Signore,  fa che agisca in noi e ci renda saldi nella fede, in modo da resistere alle folate dei venti del mondo che tentano di piegarci.  Fa che sappiamo riconoscere il momento del pianto e del pentimento ma anche  la gioia  della tua presenza misericordiosa, affinché diventiamo non una genia di ribelli, ma una generazione docile alla tua volontà che sappia riconoscere e testimoniare la tua presenza. Amen

Fiorello Ciaramicoli, diacono

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