VI Domenica del tempo ordinario. Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei

Sir 15,16-21; Sal 118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37.

La liturgia della Parola di Dio in questa sesta Domenica ci assicura che Dio ha un disegno di salvezza affinché l’uomo possa raggiungere una vita piena. La prima Lettura ricorda che l’uomo è libero di scegliere tra la proposta di Dio, quella che conduce alla vita e alla felicità e l’autosufficienza dell’uomo stesso che conduce alla morte e alla sventura. Per aiutare l’uomo che sceglie la vita, Dio propone dei “comandamenti”: essi sono i “segni” con cui Dio delimita il cammino che conduce alla salvezza. Il Vangelo completa la riflessione, proponendo l’atteggiamento di fondo con cui l’uomo deve affrontare questo cammino segnato dai “comandamenti”: non si tratta solo di rispettare le regole esterne, nel rigoroso rispetto della lettera della legge; ma si tratta di assumere un vero atteggiamento interiore di adesione a Dio e alle sue proposte.

Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male

Il tema della scelta tra due vie – la via della vita e della felicità e la via della morte e della sventura – è un tema non solo del libro del Siracide ma anche di tutta la teologia tradizionale di Israele. L’uomo deve scegliere. Il brano del Siracide insiste sulla libertà umana, sulla nostra capacità di osservare i comandamenti. Dice l’autore: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;”. Dio ci ha creati liberi, cioè capaci di dire di sì o di non, di accettare la sua volontà o di chiuderci ad essa. Afferma il Siracide: “Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano”. La nostra libertà ha conseguenze molto gravi: veramente “davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà”. Dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze delle nostre decisioni. Se queste sono prese secondo la volontà di Dio, allora noi andremo in una direzione positiva, avremo la serenità, la pace e la gioia. Invece, se ci lasciamo sedurre dal male, se viviamo da egoisti, allora andremo verso la corruzione, non avremmo la serenità, la gioia e la pace.

Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei

Nella prima parte del Vangelo che ci viene proposta oggi, Matteo sostiene che Cristo non è venuto ad abolire questa Legge che Dio ha offerto al suo popolo nel Sinai. La Legge di Dio conserva ogni validità ed è eterna; tuttavia, essa deve essere considerata, non come un insieme di prescrizioni giuridiche ed esterne, che obbligano l’uomo a procedere in questo o quel modo rigido, nel contesto di questa o quella particolare situazione, ma come l’espressione concreta di una totale accettazione di Dio. In altre parole: i farisei (che erano la corrente dominante nel giudaismo post-distruzione di Gerusalemme) erano caduti nel caso della Legge e pensavano che la salvezza fosse attraverso l’adempimento di certe norme concrete; ma Matteo pensava che la proposta liberatrice di Gesù andasse oltre e assumesse un atteggiamento interiore di totale impegno verso Dio e le sue proposte. Gesù infatti afferma “ se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”

Nella seconda parte del testo che ci viene proposto, Matteo fa riferimento a quattro esempi concreti di questo nuovo modo di intendere la Legge: La prima se riferisce alle relazioni fraterne. Mentre la Legge di Mosè richiedeva semplicemente non uccidere, ma Gesù richiede un nuovo atteggiamento interiore, non uccidere implica evitare di causare alcun tipo di danno al fratello… Ci sono molti modi per distruggere suo fratello, per eliminarlo, per rubargli la vita: le parole che lo offendono, le calunnie che distruggono, i gesti di disprezzo che lo escludono, gli scontri che mettono fine alla relazione.

Il secondo si riferisce all’adulterio. La Legge di Mosè richiede di non commettere adulterio ma Gesù, è necessario andare oltre la lettera della Legge e attaccare la radice del problema – cioè il cuore stesso dell’uomo… È nel cuore dell’uomo che nascono i desideri di appropriazione indebita di ciò che non gli appartiene; Pertanto, è a questo livello che deve essere effettuata una “conversione”.

Il discepolo missionario è colui che va alla radice della Legge, come afferma Papa Francesco e “punta soprattutto sull’intenzione e quindi sul cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. Per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde, espressione di una sapienza nascosta, la Sapienza di Dio, che può essere accolta grazie allo Spirito Santo. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito, che ci rende capaci di vivere l’amore divino”.

Padre Osorio

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