Davvero tu sei Figlio di Dio!

XIX Domenica del tempo ordinario.Davvero tu sei Figlio di Dio!

Il tema fondamentale della liturgia di questa domenica è centrata sulla rivelazione di Dio. Ci parla di un Dio che si impegna a percorrere i sentieri della storia, a braccetto con gli uomini. Infatti, nella prima lettura siamo invitati a tornare alle origini della nostra fede e del nostro impegno, a compiere un pellegrinaggio per incontrare il Dio della comunione e dell’Alleanza. Dio ha anche preso l’impegno di venire incontro agli uomini e rivelare loro il suo volto di amore e di bontà, ha una proposta di salvezza che offre a tutti. Nel Vangelo Gesù si rivela come “figlio di Dio”.

Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore

La prima Lettura ci presenta una teofania, cioè una manifestazione di Dio. Elia si rifugia nel deserto e raggiunge il monte del Signore, l’Oreb; entra in una caverna per trascorrervi la notte. Il Signore l’invita ad attendere una sua manifestazione. Il Signore passa in modo molto diverso: c’è un vento gagliardo e impetuoso; un terremoto e poi il fuoco ma il Signore non è in nessuna di queste manifestazione. Alla fine c’è il mormorio di un vento leggero, e qui si manifesta il Signore. Ad Elia, Dio non si è rivelato negli elementi tipici delle manifestazioni teofaniche (il vento forte che “spaccava le montagne e spaccava le rocce”, il terremoto, il fuoco); ma si è rivelato nella “brezza leggera”. Dio si rivela nella dolce brezza, nel cuore e questo indica che Dio è veramente all’interno di tutte le realtà e di tutte le persone; è presente nel nostro cuore, anche se non lo riconosciamo. Di fronte alla manifestazione di Dio, Elia compie il rito appropriato: “si copre il volto con il mantello”, poiché l’uomo non può contemplare il mistero di Dio faccia a faccia.

L’incontro con questo Dio che si manifesta nel silenzio, nell’intimità, nella semplicità, nell’umiltà, nell’interiorità del cuore dell’uomo porta sempre l’uomo a un impegno concreto e a un coinvolgimento con il mondo.

Il testo che ci precede invita tutti coloro che sono interessati a Dio a scoprirlo nel silenzio, nella semplicità, nell’intimità… Abbiamo bisogno di far tacere il rumore eccessivo, di moderare l’attività sfrenata, di trovare tempo e disponibilità per consultare il nostro cuore, di interrogare la Parola di Dio, di percepire la sua presenza e le sue indicazioni nei segni (quasi sempre discreti) che egli lascia nella nostra storia e nella vita del mondo

“Davvero tu sei Figlio di Dio!”.

Dopo aver congedato la folla e costretto i discepoli a imbarcarsi per l’altra riva, Gesù “salì su un monte a pregare da solo”. Mentre Gesù dialoga con il Padre, i discepoli sono soli, in viaggio attraverso il lago. Questo viaggio, però, non è né facile né sereno… è notte; la barca è battuta dalle onde e naviga a fatica, con vento contrario. I discepoli sono inquieti e preoccupati perché Gesù non è con loro. La “notte” rappresenta l’oscurità, la confusione, l’insicurezza in cui i discepoli di Gesù spesso “navigano” nella storia, non sapendo esattamente da che parte andare o dove andare… Le “onde” che sferzano la barca rappresentano l’ostilità del mondo, che batte continuamente contro la barca in cui i discepoli viaggiano…. I “venti contrari” rappresentano l’opposizione, la resistenza del mondo al progetto di Gesù –quel progetto di cui i discepoli sono testimoni–. Quante volte, nel loro cammino nella storia, i discepoli di Gesù si sentono smarriti, soli, abbandonati, scoraggiati, disillusi, incapaci di affrontare le tempeste che le forze di morte e di oppressione (il “mare”) scagliano contro di loro…

È proprio lì che Gesù manifesta la sua presenza. Incontra i discepoli “camminando sul mare” (v. 26). Gesù è dunque il Dio che veglia sul suo Popolo e non permette alle forze della morte (il “mare”) di distruggerlo. L’espressione “sono io” riproduce la formula di identificazione con cui Dio si presenta agli uomini nell’Antico Testamento; e l’esortazione “siate fiduciosi, non abbiate paura” trasmette ai discepoli la certezza di non avere nulla da temere perché Gesù, il Dio che vince le forze della morte e dell’oppressione, li accompagna nel loro cammino.

Pietro scende dalla barca e va incontro a Gesù, ma, spaventato dalla violenza del vento, comincia ad affondare e chiede a Gesù di salvarlo. E così fa, anche se Gesù lo rimprovera per la sua mancanza di fede e i suoi dubbi. Pietro è qui il portavoce e il rappresentante della comunità dei discepoli nella barca (la Chiesa). L’episodio riflette la fragilità della fede dei discepoli quando devono affrontare le forze dell’oppressione, dell’egoismo e dell’ingiustizia. Gesù ha dato ai suoi discepoli il potere di vincere tutte le forze di questo mondo che si oppongono alla vita, alla liberazione, alla realizzazione e alla felicità umana. Tuttavia, mentre affrontano le onde del mondo ostile e i venti soffiati dalle forze della morte, i discepoli lottano tra la fiducia in Gesù e la paura. 

Infine, la diffidenza dei discepoli si trasforma in fede ferma: “davvero tu sei il Figlio di Dio” . È qui che converge tutta la storia. Questa confessione riflette la fede dei veri discepoli, che vedono in Gesù il Dio che vince il “mare”, il Signore della vita e della storia che accompagna il cammino dei suoi, che dà loro la forza di vincere le forze dell’oppressione e della morte, che li raggiunge quando sono scoraggiati e spaventati e che non li lascia affondare.

“Abbiate fiducia. Sono io. Non abbiate paura”. I discepoli sanno così che non c’è motivo di lasciarsi sprofondare nella disperazione e nella disillusione. Anche quando la loro fede vacilla, sanno che la mano di Gesù è lì, tesa, perché non siano sommersi dalle forze dell’egoismo, dell’ingiustizia, della morte. Niente e nessuno può rubare la vita a coloro che lottano per stabilire il Regno. Gesù, vivo e risorto, non ci lascerà mai sconfiggere.

Il discepolo missionario come l’ha ben detto Papa Francesco è colui che sa abbandonarsi con fiducia a Dio in ogni momento della sua vita, specialmente nel momento della prova e del turbamento. “Quando sentiamo forte il dubbio e la paura ci sembra di affondare, nei momenti difficili della vita, dove tutto diventa buio, non dobbiamo vergognarci di gridare, come Pietro: «Signore, salvami!» (v. 30)”.

Padre Osorio

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