XIX Domenica del tempo ordinario. Avvenga per te come desideri
Is 56,1.6-7; Sal 66; Rm 11,13-15.29-32; Mt 15,21-28.
La liturgia della XX domenica del Tempo Ordinario riflette sull’universalità della salvezza. Dio ama ciascuno dei suoi figli e invita tutti al banchetto del Regno. Nella prima lettura, Dio assicura al suo popolo l’arrivo di una nuova era in cui la salvezza di Dio sarà pienamente rivelata. Tuttavia, questa salvezza non è solo per Israele: è per tutti gli uomini e le donne che accettano l’invito a unirsi alla comunità del popolo di Dio. Il Vangelo presenta Gesù le offre la salvezza che Dio ha promesso di riversare su tutti gli uomini e le donne, senza eccezioni.
Li condurrò sul mio monte santo
Dio stesso vuole offrire la sua salvezza a tutti i popoli, compresi gli stranieri. Di che cosa hanno bisogno gli stranieri per entrare nella comunità del popolo di Dio? Gli stranieri che vogliono unirsi al Signore per servirlo, per amare il suo nome ed essere suoi servi” hanno bisogno di Due cose: “osservare il sabato senza profanarlo” ed essere “fedeli all’Alleanza”. Si fanno queste sue cose Saranno membri a pieno titolo della comunità del Popolo di Dio. Parteciperanno pienamente alla vita liturgica del Popolo di Dio e Jahweh stesso li condurrà al Tempio, dove potranno offrire olocausti e sacrifici, proprio come gli israeliti. Il Tempio, quindi, non sarà una comunità recintata a cui solo Israele, ma sarà la “casa di preghiera per tutti i popoli”.
La Chiesa, che è la casa di preghiera per tutti i popoli, è la comunità del popolo di Dio. Tutti i suoi membri sono figli dello stesso Dio e fratelli e sorelle in Gesù, anche se appartengono a razze, culture e ambienti sociali diversi. Tutti devono essere accolti allo stesso modo.
Avvenga per te come desideri
L’episodio narrato nel Vangelo di questa domenica ci porta nella “regione di Tiro e Sidone”. Una donna “cananea” si trova davanti a Gesù. Nell’Antico Testamento, la parola “cananea” si riferisce a una donna pagana. La Fenicia non era, agli occhi degli ebrei, una regione “favorevole”. Da lì erano venuti spesso gli eserciti nemici; da lì erano venute spesso influenze religiose dannose, che avevano portato gli israeliti ad allontanarsi dalla fede in Jahweh e ad avvicinarsi alle divinità cananee. Non c’è quindi da stupirsi se i farisei e i dottori della Legge, difensori intransigenti della Legge e della purezza della fede, consideravano gli abitanti di questa zona “cani”.
Nel dialogo che Gesù fa con la donna, Egli dà alla donna l’opportunità di dimostrare la fermezza e la convinzione della sua fede e dimostra ai Giudei che i pagani sono ben degni – forse più degni di questi “santi” membri del popolo di Dio – di sedersi alla tavola del Regno. Questa donna, nella sua umiltà, non pretende nemmeno di essere alla pari di questo popolo eletto, invitato da Dio al banchetto del Regno… È disposta a prendere solo “le briciole” che cadono dalla tavola; ma chiede con insistenza di poter accedere alla salvezza che Gesù porta. D’altra parte, i farisei e i maestri della Legge, chiusi nella loro autosufficienza e nei loro pregiudizi, rifiutano continuamente questa salvezza che Gesù continua a offrire loro.
Alla fine di tutto questo percorso di affermazione della “bontà” e della “dignità” di questi pagani che la teologia ufficiale di Israele disprezzava, Gesù conclude: “Donna, la tua fede è grande. Ti sia fatto ciò che vuoi”. L’affermazione di Gesù significa: “Tu sei davvero disposta ad accogliermi come l’inviato del Padre e ad accogliere il pane del Regno, il pane con cui Dio sazia la fame di vita di tutti i suoi figli. Accogliete questa salvezza che è destinata a tutti coloro che hanno il cuore aperto ai doni di Dio”.
In questa catechesi, Matteo ricorda loro che per Gesù ciò che è decisivo non è la razza, la storia o l’elezione, ma l’adesione ferma e convinta alla proposta di salvezza che Dio fa agli uomini in Gesù. Il Vangelo di questa domenica ci mostra che la proposta di Gesù è per tutti. La comunità di Gesù è veramente una comunità universale. Ciò che è decisivo per accedere alla salvezza è la fede, cioè la capacità di aderire a Gesù e alla sua proposta di vita.
L’esempio della donna cananea ci porta a pensare che Il vero credente è colui che si presenta davanti a Dio in un atteggiamento di umiltà e semplicità, accogliendo con cuore grato i doni di Dio e la grazia della salvezza.
Il discepolo missionario è colui che non si crogiola in certezze immutabili o in luoghi comuni dottrinali, ma cerca di scoprire ogni giorno, con umiltà e semplicità, la verità eterna di Dio e le sue proposte per il mondo e per gli uomini.
Padre Osorio