Il comandamento più grande

Il Vangelo di questa 30ª Domenica del Tempo Ordinario raccoglie una delle molte discussioni di Gesù con le autorità religiose di quell’epoca e questa volta con i farisei. In quel tempo il popolo d’Israele aveva una quantità enorme di norme, costumi e leggi, grandi e piccole, per regolamentare l’osservanza dei Dieci Comandamenti e la discussione attorno a primi due comandamenti della legge di Dio era molto accesa soprattutto tra i farisei. Alcuni dicevano: “Tutte le leggi hanno lo stesso valore, siano grandi o piccole, perché tutte vengono da Dio. Non ci compete introdurre distinzioni nelle cose di Dio”. Altri dicevano: “Alcune leggi sono più importanti di altre e, per questo, obbligano di più!”.

Ai tempi di Gesù i farisei erano coloro che –questa è l’etimologia del loro nome– vivevano “separati”: il loro modo di osservare la legge di Dio era rigido e li  separava dagli altri. Tra di loro si chiamavano compagni, poiché formavano comunità, il cui ideale era quello di osservare in tutto e per tutto le norme e i comandamenti della legge di Dio. Lo stile di vita della maggioranza di loro costituiva una testimonianza per il popolo perché vivevano del proprio lavoro e dedicavano molte ore del giorno alla studio ed alla meditazione della legge di Dio. 

Ma avevano qualcosa di molto negativo: cercavano la loro sicurezza non in Dio, bensì nell’osservanza rigorosa della sua Legge. Avevano più fiducia in ciò che loro stessi facevano per Dio che in ciò che Dio faceva per loro. Avevano perso la nozione della gratuità che è la sorgente ed il frutto dell’amore. Dinanzi a questo falso atteggiamento verso Dio, Gesù reagisce con fermezza ed insiste sulla pratica dell’amore che relativizza l’osservanza della legge e del suo vero significato. 

Nella sua risposta Gesù cita in due occasioni la Bibbia: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente!” (cf Dt 6,4-5) ma anche “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (cf. Lev 19,18). 

Al tempo di Gesù i giudei si consideravano pii se recitavano il testo del Deuteronomio almeno tre volte al giorno; era una preghiera assai conosciuta tra loro, come lo è oggi per noi il Padre Nostro. Quindi il primo comandamento è “Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Mc 12,30; Mt 22,37). Ma poi, nella misura in cui il popolo di Dio lungo i secoli ha approfondito il significato di questo amore, si è reso conto che l’amore di Dio sarà reale e vero solo se diventa concreto nell’amore verso il prossimo. E’ per questo che il secondo comandamento è simile al primo (Mt 22,39; Mc 12,31). “Se qualcuno dice: “Amo Dio ma odia suo fratello, è un mentitore” (1 Gv 4,20). “Tutta la legge ed i profeti dipendono da questi due comandamenti” (Mt 22,40).

A questo proposito vale la pena sottolineare che sull’identità del prossimo nella bibbia vediamo una evoluzione nella quale potremmo  distinguere tre tappe.

1ª Tappa: Il “prossimo” è il parente che appartiene alla stessa famigli e alla stessa razza. L’Antico Testamento era già chiaro al rispetto: “amare il prossimo (parente) come se stessi!” (Lv 19,18). I fedeli si sentivano obbligati ad amare tutti coloro che facevano parte della stessa famiglia, dello stesso clan, dello stesso popolo. E invece, con rispetto agli stranieri, il libro del Deuteronomio diceva: “Potrai esigere il prestito dallo straniero!” (Dt 15,3).

2ª Tappa: il concetto di “prossimo” si è esteso a colui a cui mi avvicino o che si avvicina a me. Fra i contemporanei di Gesù la discussione attorno a “chi è il mio prossimo?” era molto accesa: alcuni dottori della legge pensavano che si dovesse estendere oltre i limiti della razza altri invece erano più restrittivi. Gesù interviene su questo tema nella famosa parabola del Buon Samaritano (cf Lc 10,29-37).

3ª Tappa: La misura dell’amore verso il “prossimo” assume la dimensione assolutamente universale dell’amore con cui Gesù ci ha amati; se nell’Antico Testamento si diceva “ama il tuo prossimo come te stesso”, Gesù espande questo criterio e dice: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato! Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici!” (Gv 15,12-13). 

Domande

Chi erano i farisei in quel tempo? Chi sono i farisei oggi?
La domanda dei farisei come poteva mettere alla prova Gesù?
Perché l’amore verso Dio e verso il prossimo costituisce il riassunto della legge e dei profeti?

Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

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